Griffini (Ai.Bi.): “Centinaia di milioni spesi dallo Stato per l’eterologa, poco o nulla per le adozioni”

Il presidente di Amici dei Bambini ancora rammaricato per il taglio da due milioni di euro al Fondo per le Adozioni

In Italia si spendono centinaia di milioni di euro per sovvenzionare la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) eterologa, che è stata inserita nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), ma, nel contempo, vengono tagliate le risorse destinate al Fondo per le Adozioni. Un’assurdità che ha una piuttosto evidente connotazione ideologica e che, ancora una volta, è stata denunciata dal presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini, nel corso di un’intervista a In Terris.

“Il documento di programmazione – ha spiegato Griffini a proposito della prossima legge di bilancio – stabilisce che saranno tagliati 2 milioni di euro nel giro dei prossimi tre anni, il fondo per le adozioni passerà così dai 25 milioni attuali a circa 23 milioni”.

Un fulmine a ciel sereno “visto che il ministro della Famiglia Bonetti questa estate aveva detto che occorreva sostenere le adozioni, infatti – prosegue il presidente di Ai.Bi. – ci aspettavamo un segnale di fiducia in linea con quanto dichiarato. La Bonetti dice che sono stati tagliati molti capitoli di spesa e che sono previste altre forme di aiuto alle famiglie ma voglio evidenziare che le famiglie adottive non possono essere trattate come le ‘normali’ altre famiglie. Si meritano molto di più: hanno dovuto pagare, anche profumatamente, il loro ‘parto’ e lo hanno fatto non pensando soltanto a sé stessi, ma rimediando, con il loro atto di giustizia, alle colpe di una società che ha privato un bambino della cosa per lui più preziosa: un padre e una madre”.

Eppure i costi che le famiglie adottive devono affrontare sono “moltissimi a cominciare dai biglietti aerei. Nel complesso un’adozione può costare anche 20-25 mila euro. Una coppia che concepisce e partorisce il proprio figlio giustamente ha tutta l’assistenza medica pagata dallo Stato ma la cosa assurda è che lo Stato spende anche centinaia di milioni di euro per elargire nei LEA l’inseminazione eterologa. (…) Per questo non mi accontento quando mi sento dire che la finanziaria avrà comunque dei bonus per tutte le famiglie, noi dovremmo avere qualcosa in più perché rimediamo ad un grande atto di ingiustizia“.

Griffini è inoltre tornato alla carica sulla proposta di un bonus da 10mila euro per ogni famiglia adottiva. “Si tratta – spiega – di dare un cifra forfettaria di 10 mila euro alle famiglie che intendono adottare: questo servirebbe a semplificare le procedure perché ora è previsto un sistema di rimborsi parziali delle spese sostenute per l’adozione. Questi rimborsi al momento sono fermi alle adozioni del 2015, malgrado siano stati finanziati anche quelli degli anni successivi, ma si tratta di procedure lunghe con le spese che vanno dimostrate nel dettaglio. Con il forfettario da 10 mila euro si coprirebbero comunque solo parte delle spese ma almeno la cifra sarebbe disponibile in tempi rapidi senza portare fiumi di incartamenti. Tra l’altro incentivare le adozioni è un modo per contribuire alla natalità, si aumenta il numero dei nuovi italiani”.

Ma, per favorire le adozioni internazionali, serve anche snellire la burocrazia. E farla finita con la vergogna dei decreti vincolati. “I tribunali – conclude il presidente di Amici dei Bambini – emettono decreti vincolanti troppo rigidi ad esempio quello di Venezia rifiuta le adozioni sopra gli 8 anni perché sostiene per i bambini più grandi c’è un alto tasso di fallimento, ma questo non è vero, ci sono bambini di 8 anni che hanno avuto percorsi di inserimento molto lineari. Resta poi un mistero se sia funzionante la banca dati unificata del ministero della Giustizia che permetterebbe ad ogni tribunale italiano di verificare se sono presenti bambini dichiarati adottabili in altre parti d’Italia. La banca dati è prevista da una legge del 2000 e nel 2012 abbiamo vinto un ricorso che ne chiedeva l’immediata creazione ma ancora nel 2017 il ministro Orlando in un’interrogazione diceva che l’avrebbero presto resa operativa. Al momento non metterei la mano sul fuoco circa l’effettivo funzionamento di questo strumento.Il caso Giovannino dimostra che se i casi sono resi visibili c’è una grande disponibilità da parte delle famiglie italiane. Non sempre è necessario andare in Africa o in Brasile per trovare un orfano a cui dare una famiglia, ci sono circa 300 – 400 minori l’anno che in Italia vengono dichiarati adottabili, una banca dati nazionale dovrebbe far incrociare questi dati con la disponibilità di tutte le coppie italiane”.