Gruppo Facebook contro i bimbi down. Ennesimo caso di razzismo

bambino downUn gruppo contro i bambini down, definiti un “inutile peso”, “parassiti” con cui “giocare al tiro al bersaglio”.

Sono pagine choc quelle che si incontrano su Facebook, uno dei socialnetwork ormai più conosciuti e frequentati dal popolo di internet, in un raccapricciante Gruppo a cui si sono iscritte un migliaio di persone.

Deliranti i proclami contri i bimbi down che si leggono su Facebook: “E’ così difficile da accettare questa malattia… perché dovremmo convivere con questi ignobili creature… con questi stupidi esseri buoni a nulla? I bambini down sono solo un peso per la nostra società. Dunque cosa fare per risolvere il problema? Come liberarci di queste creature in maniera civile? – Ebbene si signori… io ho trovato la soluzione: Esso consiste nell’usare questi esseri come bersagli, mobili o fissi, nei poligoni di tiro al bersaglio. Una soluzione facile e divertente per liberarci di queste immonde creature”.

Pagine contro cui il popolo di internet si è già mobilitato, con petizioni online e nuovi gruppi che stanno nascendo in queste ore per esprimere la propria solidarietà nei confronti delle migliaia di persone affetta da sindrome di down.

In Italia un bambino su 1200 nasce down. Si stima che oggi vivano nel nostro Paese circa 38mila persone con questa sindrome, di cui il 61% ha più di 25 anni (dato dell’Associazione italiana persone Down).

Grazie allo sviluppo della medicina e alle maggiori cure dedicate a queste persone la durata della loro vita si è molto allungata così che si può ora parlare di un’aspettativa di vita di 62 anni. Aumentato il loro inserimento sociale e lavorativo; numerose le imprese che hanno in organico lavoratori down, gli Atenei universitari che hanno tra i loro iscritti studenti down.

Quella commessa dal gruppo choc su Facebook è un’azione che deve far riflettere e che non rappresenta purtroppo un caso isolato. “Quando si hanno dei figli down è meglio restarsene a casa”: era stata questa la frase con cui il cliente di una pizzeria di Treviso aveva apostrofato i genitori di una bambina down.  Stupisce leggere un’affermazione così intollerante e grave?

Forse non dovrebbe, se consideriamo che nel nostro Paese si alimenta di giorno in giorno un clima di intolleranza nei confronti del “diverso”, sia esso un clandestino di Rosarno, un calciatore dalla pelle scura, un minore non accompagnato che ha come casa le strade di una città italiana.

Eppure sono tante le famiglie italiane che riescono a dire, con orgoglio e dignità, che i loro figli disabili non sono un peso o un problema, ma sono il loro desiderio più grande.