Guerra in Ucraina: primi spiragli di pace

In un discorso in diretta video al G20 di Bali, il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky elenca quelli che per il suo Paese sono le 10 condizioni per poter intraprendere un percorso che conduca verso la pace

“Siamo pronti per la pace in Ucraina”. Sono queste le parole attribuite da tutti gli organi di stampa al Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, pronunciate durante la sua visita a sorpresa alla città di Kehrson, da poco liberata dall’occupazione russa avvenuta subito dopo l’inizio del conflitto. Parole ribadite in un’altra frase di Zelensky che, riferendosi al ritiro dell’esercito russo da Kehrson, lo ha definito “l’inizio della fine della guerra”.

La disponibilità all’ascolto di tutti i “leader del mondo”

Ma è il giorno successivo, nel contesto del G20 di Bali, che il disegno di una possibile pace ha preso maggiore concretezza, articolandosi in un discorso realizzato da Zelensy in diretta video da Kiev durante il G20 di Bali che riunisce i leader dei principali Paesi del mondo. Il Presidente ucraino ha parlato riferendosi di proposito al “G19” (escludendo dal “conto” la Russia, evidentemente) e ha spiegato nel dettaglio quali siano le dieci condizioni per arrivare a una pace “per l’Ucraina, l’Europa e il mondo”.
Significativo il fatto che sia rimasto ad ascoltare il discorso anche il ministro degli esteri russo Lavrov, presente in Indonesia al posto di Putin; così come è significativo che tutti i leader siano a loro volta rimasti ad ascoltare il discorso dello stesso Lavrov.

Le 10 condizioni per la pace in Ucraina secondo Volodymyr Zelensky

Nello specifico, le 10 condizioni elencate da Zelensky riguardano la sicurezza nucleare, messa al primo posto, seguita da sicurezza alimentare e sicurezza energetica. Al quarto posto c’è, poi, il rilascio di tutti i prigionieri deportati e al quinto il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dell’ordine mondiale con l’attuazione della Carta delle Nazioni Unite. Seguono il ritiro delle truppe russe e la cessazione delle ostilità; la compensazione economica da parte della Russai per i danno provocati dalla guerra (sul tema, ha sottolineato Zelensky, l’Ucraina ha già consegnato all’Assemblea Generale dell’ONU una risoluzione da attuare); la protezione immediata dell’ambiente; la prevenzione di una possibile escalation con l’ingresso dell’Ucraina in una qualche alleanza internazionale (anche se Zelensky non nomina mai la Nato in maniera specifica) e, da ultimo, la “conferma della fine della guerra”, con la firma di un documento, da parte di entrambe le parti, quando “tutte le misure antibelliche saranno state attuate” e “la sicurezza e la giustizia cominceranno a essere ristabilite”.
Difficile, se non impossibile, al momento, che tutte le condizioni possano essere accettate integralmente dalla Russia e che si possa andare verso un pace seguendo questo canovaccio, ma è pur sempre vero che ogni trattativa e interlocuzione deve avere un punto di partenza: i 10 punti espressi da Zelensky, e più ancora il fatto che il ministro Lavrov sia stato anche solo seduto ad ascoltarli, potrebbero essere quel punto di partenza. Verso una pace che, prima ancora che essere definita nei suoi concreti passi di attuazione, deve essere voluta da tutti alla stessa maniera.