Haiti. Ai.Bi. riaccreditata fino al 2018: urge salvare i bambini dal rischio colera nel post-uragano. Una petizione a Cai e Farnesina: “Portate in Italia quelli già abbinati”

haiti10Amici dei Bambini potrà continuare ad aiutare le famiglie italiane che vorranno accogliere i minori di Haiti, restituendo loro l’amore di un papà e di una mamma e portandoli via da un Paese sempre più afflitto dalla miseria e dalle catastrofi naturali. Il 24 ottobre Ai.Bi. ha infatti ricevuto il riaccreditamento a operare nell’isola caraibica come ente autorizzato per le adozioni internazionali. Il rinnovo dell’autorizzazione ha valore biennale, fino al 30 settembre 2018.

Il relativo documento porta la firma di Arielle Jeany Villedruin, direttrice generale dell’Istituto del Benessere Sociale e delle Ricerche (Ibesr), Autorità Centrale di Haiti, che, tra le altre cose, impegna Ai.Bi. “ad agire nel migliore interesse dei bambini adottati e delle famiglie che rappresenta, nel rigoroso rispetto della legislazione applicabile in materia di adozione internazionale sia in Italia che in Haiti”.

Come previsto dal Memorandum sottoscritto dalla stessa direttrice generale dell’Ibesr lo scorso 5 ottobre, ogni ente autorizzato operativo ad Haiti potrà depositare 2 dossier al mese fino a settembre 2018 a cui potranno essere aggiunti al massimo 6 dossier all’anno per l’adozione di minori con bisogni speciali.

Con il rinnovo dell’accreditamento, Ai.Bi. diventa uno dei 59 enti stranieri autorizzati a operare ad Haiti: di questi, 8 sono italiani, 20 statunitensi, 12 francesi, 6 canadesi, 4 spagnoli, 3 belgi, 2 tedeschi e altrettanti svizzeri, 1 olandese e 1 della Repubblica d’Irlanda. La decisione dell’Autorità Centrale di Port-au-prince di rinnovare l’autorizzazione ad Ai.Bi. si configura come un riconoscimento della solidità, dell’efficienza e delle potenzialità del nostro ente, presente ad Haiti dal gennaio 2013.

Attualmente Ai.Bi. ha 4 coppie adottive italiane abbinate a minori di Haiti. Ricordiamo che il 3 e 4 ottobre il Paese è stato devastato dal terribile uragano “Matthew” che ha provocato la morte di oltre 1000 persone e la distruzione di città, case, campi e allevamenti. A quasi un mese di distanza, gran parte della popolazione, in particolare nel sud del Paese, non ha accesso ai beni di prima necessità e il rischio del colera, dopo l’epidemia del 2010 seguita al terremoto, è tornato altissimo. Già nei giorni immediatamente successivi all’uragano, Ai.Bi. scrisse alla presidente della Commissione Adozioni Internazionali Maria Elena Boschi e al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, chiedendo di attivarsi con l’Ibesr e il Ministero degli Esteri haitiano “al fine di concordare e mettere in atto tutte le azioni necessarie per salvaguardare in particolare l’incolumità dei minori che  si trovano in istituti locali abbinati a nostri connazionali”.

Sulla stessa linea, il 20 ottobre, è stata aperta una petizione in cui si chiede alla Cai e alla Farnesina di portare al più presto in Italia i bambini haitiani abbinati a famiglie del nostro Paese “Non sarebbe  difficile concedere a queste famiglie adottive – si legge nella petizione  che, al 31 ottobre, ha già raccolto 723 firme – di prendere i bambini a loro abbinati in affido, in modo tale che, nel tempo in cui tutte le pratiche adottive vengono completate, possano almeno stare in un contesto sicuro. Molti di questi bambini, infatti, vivono in “strutture che, dopo l’uragano, hanno subito ingenti danni”. “Sarebbe importante portare via almeno quei bambini da Haiti – dice ancora la petizione -, per garantire la loro sopravvivenza, perché abbiano accesso a cibo e acqua, per essere sicuri che non vengano contagiati.