Haiti: li abbiamo lasciati morire!

Quattro settimane dopo l’inizio dell’epidemia del colera, ad Haiti il contagio non si ferma: i morti sono arrivati a 1.100, secondo i dati più recenti del ministero della Sanità, e 18.382 sono i pazienti ricoverati in ospedale.

La situazione drammatica che in questi giorni sta destabilizzando l’isola, ha ancora una volta tra le sue vittime principali i più deboli, quei bambini che dopo il dramma del terremoto sono rimasti soli ed abbandonati al loro destino in un Paese in cui era prevedibile il rischio di epidemie.

Bambini che non si è stati capaci di mettere in sicurezza nel momento del bisogno. Troppe le remore e le titubanze da parte di istituzioni ed organizzazioni che, superficialmente, con il pretesto di voler trovare i genitori naturali di questi bambini, hanno rinunciato ad intervenire per mettere in sicurezza questi bambini. L’affido internazionale aveva senso, e continua ad avere senso, anche nelle situazioni di calamità naturali, come questa, per consentire l’accoglienza temporanea dei bambini che hanno bisogno di cure sanitarie e di accoglienza! La previsione di garanzie precise, proprio allo scopo di evitare i temuti abusi, è realizzabile attraverso la sottoscrizione di Convenzioni o di accordi bilaterali, mentre le contestazioni di principio o l’evitare l’argomento serve solo – ed è servito solo – a lasciare i bambini al proprio triste destino.

Ad Haiti, intanto, si calcolano oltre 30 morti giornalieri. Gli ospedali e le cliniche delle zone più colpite co­me Antibonite e Meseta Central, so­no obbligati a rifiutare la gente che arriva per chiedere aiuto, perché non hanno capacità sufficiente per tanti malati. La gente è terro­rizzata, non hanno informazioni sulla prevenzione e non sanno come curare i malati.

L’Onu calcola che il colera potrebbe contagiare 200 mila haitiani (e causare fino a 10 mila morti nei prossimi sei-dodici mesi secondo l’Organizzazione paname­ricana della sanità): per combatter­lo servono 164 milioni di dollari.
Purtroppo il bilancio delle vittime viene aggiornato quotidianamente ed è destinato a crescere dato che i problemi che più di tutti favoriscono il propagarsi delle malattie come quello dell’acqua potabile, una delle peggiori al mondo già prima del terremoto, e quello delle condizioni igieniche in cui versa gran parte della popolazione, esposta quotidianamente alle intemperie e costretta a vivere nel fango o sui marciapiedi, non sono ancora stati affrontati adeguatamente, malgrado il flusso di aiuti internazionali. 

Lo straripamento dei fiumi e dei canali risulta essere un pericoloso e ulteriore veicolo per le malattie proprio ora che la stagione delle piogge sta raggiungendo il suo punto critico.

Il clima politico ad Haiti risulta sempre più teso, come conseguenza delle elezioni parlamentari e presidenziali, previste per il 28 novembre, in cui quattro milioni e mezzo di elettori sono chiamati a rinnovare le camere, scegliendo i novantanove deputati e gli undici senatori che le compongono, e a scegliere il successore dell’attuale mandatario Renè Preval, in carica dal 14 aprile 2006.