Haiti, un mese dopo: 350mila bambini nei Centri di emergenza

Haiti-classeA un mese dal terremoto di Haiti, mentre l’attenzione mediatica sulle condizioni della popolazione si attenua di giorno in giorno, diventano sempre più definiti i contorni della crisi umanitaria.

Il ministro dell’Interno Bien-Aimé ha parlato di 217mila morti, correggendo al ribasso il numero (230mila) fornito invece in mattinata da altre fonti governative. Segno anche questo della confusione che regna nel Paese caraibico. Le cifre dell’ultimo conteggio sono gravissime. Trecentomila feriti, un milione di senza tetto, quasi 350mila minori alloggiati in centri d’emergenza.

Ancora non si sa quanti di loro siano orfani. Rimane irrisolto il problema dell’accoglienza di questi bambini. «Gli haitiani si sentono confusi – scrive ad Avvenire un giovane sopravvissuto, Smith Joseph –. Eppure mi ha sorpreso il fatto che molti di noi, soprattutto tra i ragazzi, ci stiamo auto-organizzando per fronteggiare l’emergenza». A Belviù, ad esempio, una delle tante baraccopoli della capitale, sono stati creati gruppi di assistenza per le donne incinta e per i bambini. «Così ci sentiamo utili. Non possiamo stare fermi ad aspettare gli aiuti», aggiunge Smith. Che, malgrado le difficoltà organizzative delle prime settimane, continuano ad arrivare. In appena due giorni, la Caritas ha distribuito oltre tremila kit per la costruzione di alloggi temporanei a Petionville.

Il G7, intanto, ha deciso di condonare il debito di un miliardo e due cento milioni all’isola. Una boccata d’ossigeno per lo stremato governo haitiano. Il problema principale è la mancanza di tende. Ce ne vorrebbero almeno altre centomila per alloggiare gli sfollati, ma lo Stato non ha i sessanta milioni necessari. In troppi dormono per la strada. E la stagione delle piogge sta per arrivare.

Per curare una quarantina di bambini disabili la Croce Rossa Italiana ha organizzato il loro trasferimento in Italia. I piccoli, accompagnati dalle loro famiglie, arriveranno oggi in Italia.