I coniugi Maggiore: “Dal Senegal è entrato in casa nostra un angelo”

misnaSono “freschi” dell’ultimo atto d’amore verso il prossimo. Piera e Lillo Maggiore hanno recentemente accolto un nuovo minore straniero non accompagnato, approdato sulle nostre coste dopo un viaggio disperato, in fuga dalla guerra e dalla miseria. Vivono a Lampedusa, approdo quasi quotidiano di centinaia di migranti che sognano di iniziare una nuova vita. Tra questi, c’è anche Simon (nome di fantasia), sedicenne senegalese soccorso nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum, approdato ad Augusta e poi ospitato a Casa Mosè, il centro di prima accoglienza di Amici dei Bambini a Messina. Qui è rimasto per 7 mesi, poi la famiglia Maggiore ha aperto le proprie porte al giovane africano, aiutandolo nel processo di integrazione.

La loro storia trova spazio, insieme a molte altre testimonianze di accoglienza, nel corso della XXIII Settimana delle Famiglie di Ai. Bi., che si sta svolgendo in questi giorni a Gabicce Mare. Dinah Caminiti e Diego Moretti, rispettivamente referente di Ai.Bi. in Sicilia e responsabile nazionale del progetto “Bambini in Alto Mare”, riportano le parole di Piera e Lillo Maggiore a proposito del loro nuovo figlio affidatario. “Quando è arrivato era restio a raccontare la propria vicenda e ad aprirsi – raccontano –, soprattutto con le figlie dei Maggiore, Maria ed Eleonora. Poi, con il tempo, è riuscito ad affiatarsi in famiglia, tanto che con le due ragazze è come se fossero fratelli di sangue. Nell’isola, poi, è conosciuto e benvoluto da tutti. È un ragazzo educatissimo e molto attento all’osservanza dei precetti previsti dalla religione musulmana. Piera e Lillo si dicono fortunati perché, accogliendo lui, hanno trovato un angelo”.

E non è il primo angelo che i coniugi Maggiore accolgono nella loro casa. Tre anni fa, nella primavera del 2011, nel pieno della cosiddetta Primavera Araba, Piera e Lillo aprirono le porte ad Alex e Tami, due ragazzi tunisini. Sono stati loro a far nascere nei loro genitori affidatari il desiderio di aiutare i minori non accompagnati in modo più stabile. E così, qualche mese fa, è stato il turno di Simon, che Piera e Lillo hanno aiutato nel complesso percorso dell’integrazione.

Non era mai andato a scuola – ha raccontato Lillo nei giorni scorsi –, perché non ne aveva mai avuto la possibilità. Eppure, in pochi mesi, è riuscito a imparare a leggere e a scrivere, anche grazie all’insegnante di lettere, alla quale si è molto legato e che gli ha dedicato tempo e attenzione”.

In Senegal, Simon ha lasciato la sua famiglia di origine, che naturalmente non ha dimenticato e con cui è costantemente in contatto. “Ogni settimana chiama i propri genitori – ha ricordato Lillo – i quali sono contenti di saperlo sereno e affidato alle nostre cure.

Anche lo sport sta dando una mano a Simon nel suo processo di integrazione. Ha cominciato infatti a giocare nella squadra di calcio locale e si allena tre volte alla settimana. In più ha iniziato a frequentare un corso per diventare volontario della Croce Rossa: vuole in qualche modo restituire al prossimo l’aiuto ricevuto e desidera mettersi a disposizione per aiutare gli altri migranti e i rifugiati che come lui arrivato stremati dopo uno dei tanti viaggi della speranza.