Ideologia gender nelle scuole: al via una petizione in difesa della famiglia e delle differenze naturali

scuolaÈ emergenza educativa nelle scuole italiane. In molti istituti, compresi alcuni asili nido, si sta attualmente introducendo la cosiddetta “ideologia gender”. Il tutto con il pretesto della lotta alla discriminazione e, molto spesso, all’insaputa dei genitori. Quella che viene definita “educazione sessuale” sembrerebbe piuttosto un indottrinamento a negare la naturale differenza tra uomo e donna e a identificarsi in ogni genere. In linea con la teoria del gender, si starebbero persuadendo i giovanissimi a equiparare ogni forma di unione e di famiglia e a normalizzare quasi ogni comportamento sessuale.

Per fermare questa tendenza, Pro Vita Onlus, Associazione Italiana Genitori, Associazione Genitori delle Scuole Cattoliche, Movimento per la Vita e Giuristi per la Vita hanno lanciato una petizione al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Con questa iniziativa, gli enti chiedono alle istituzioni di disapplicare la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” e di impedire la diffusione di ogni progetto educativo che si ispiri ad essa. Ma soprattutto si chiede di emanare precise direttive affinché le attività e le strategie educative si fondino sul rispetto del ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità, sull’educazione al rispetto della differenza sessuale, del corpo altrui e dei tempi di maturazione sessuale e affettiva, sulla famiglia quale “società naturale fondata sul matrimonio” come è definita dalla Costituzione.

Questa forma di educazione sessuale, denunciano gli enti promotori della petizione, sarebbe in realtà una “sessualizzazione precoce” che punterebbe a creare le premesse culturali per il matrimonio e le adozioni da parte di persone omosessuali, oltre all’“aberrante” pratica degli uteri in affitto. Nei Paesi dove è stata applicata, rilevano le associazioni, la sessualizzazione precoce dei bambini ha portato  a un aumento delle violenze sessuali, della pedofilia, dell’assuefazione alla pornografia, degli aborti tra i 10 e i 13 anni.

La preoccupazione sull’emergenza educativa aumenta anche alla luce del fatto che in Senato è stata depositata una proposta di legge per lo stanziamento di 200 milioni di euro finalizzati proprio a introdurre l’“educazione di genere” nelle scuole e nelle università. Oltre a questi fondi, nel 2014 il ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ha erogato 425mila euro per i progetti sulla cosiddetta “Lotta alla discriminazione” e l’amministrazione regionale laziale ha stanziato altri 120mila euro alle associazioni Lgbt.

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