“Idoneità all’adozione internazionale: la logica dell’accompagnamento non è quella della selezione”

La proposta di riformare la cultura dell’adozione secondo una logica di accompagnamento anziché di selezione, discussa con ANFAA in queste settimane, trova un buon riscontro presso le coppie adottive, come nel commento di Alice, che pubblichiamo.

Alice scrive:
Non ho mai sentito nella posizione di Ai.Bi. alcun intento “buonista” che prediliga la soddisfazione dei desideri della coppia rispetto a quelli del minore. I casi limite testimoniano invece ancor di più la necessità di accompagnare la nuova famiglia anche dopo l’adozione.

Io penso che l’ispirazione di Ai.Bi. stia nella semplice constatazione che della famiglia non si può fare a meno. Non esiste alcuna formazione sociale che possa prenderne il posto, e questo penso sia un dato di fatto chiaro anche a chi non ha alcun credo religioso.

La velocizzazione delle procedure, con l’eliminazione di passaggi burocratici che nulla possono aggiungere al lavoro dei servizi sociali e degli enti, unici a conoscere a fondo la coppia, mi sembra l’unica risposta possibile all’urlo che proviene sempre più forte dalla schiera inesauribile dei bambini in difficoltà.

Spero quindi che al di là delle posizioni di principio si possa lavorare insieme nell’interesse dei minori, e non si creino contrapposizioni che non sono utili a nessun bambino.

Cara Alice,

certo, non ci deve essere mai “buonismo” nei confronti delle coppie perché è l’interesse del minore, e non il loro, che deve guidare e ispirare l’intero cammino di un’adozione. Quel che lei esprime sulla famiglia è corretto e in linea con quanto diciamo a nostra volta: la famiglia è insostituibile proprio perché costituisce per ogni bambino, e in special modo per il bambino abbandonato, il nucleo affettivo centrale di riferimento.

Grazie per aver capito pienamente la nostra posizione sul tema dell’idoneità e sulla brevità delle procedure, che devono essere riformate proprio attorno alla famiglia e alla sua preziosa risorsa di accoglienza. Una lettera come la sua dimostra che le nostre posizioni non solo sono in sintonia con l’esperienza delle coppie, ma che sono anche in corrispondenza con la realtà dell’adozione, specie là dove lei dice che Enti e Servizi sono i soli a poter conoscere a fondo la coppia.

La nostra proposta di “velocizzare le procedure”, come lei scrive, ha l’obiettivo di trovare sempre più famiglie pronte ad accogliere quel grido che lanciano i bambini senza famiglia in tutto il mondo. Un numero in aumento, come lei giustamente dice.

Se cresce la quantità di bambini abbandonati, non può allora diminuire il numero di coppie pronte ad adottarli, dovrebbe anzi aumentare. E il nostro intento di continuare a lavorare con i Servizi Sociali e con le coppie ha il solo scopo di poter fare sì che un maggior numero di minori senza padre né madre trovi una nuova famiglia, e una famiglia vera.

Ed è proprio questo il superiore interesse del minore di cui parliamo. È da qui che dobbiamo ripartire, se vogliamo che ci sia soluzione all’abbandono.

Un cordiale saluto,

Irene Bertuzzi, responsabile Formazione di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini