Roma, il 28 maggio nasce ufficialmente il comitato “Famiglie per il no al referendum”: salvare la democrazia per tutelare la famiglia

family day“No” alla deriva antidemocratica per dire “sì” ai diritti dei bambini, sia quelli di oggi che quelli del futuro. Con questo spirito, il comitato “Difendiamo i nostri figli” organizza per sabato 28 maggio a Roma la sua seconda convention nazionale. L’evento sarà l’occasione per presentare un altro sodalizio appena istituito, il comitato “Famiglie per il no al referendum”, nato allo scopo di non rottamare la Costituzione. Un obiettivo che si può centrare solo dicendo “no” al referendum costituzionale che si terrà nel mese di ottobre.

A partire dalle ore 11 e fino alle 16, sul palco dell’auditorium Antonianum, in viale Manzoni 1, si succederanno confronti e dibattiti tra esponenti del mondo del giornalismo, della medicina, della politica e delle associazioni non profit che si occupano della tutela dell’infanzia.

A introdurre i lavori della convention sarà il presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli”, Massimo Gandolfini. Nel corso della prima sessione del convegno verranno esposte le motivazioni del “no” alla riforma costituzionale voluta dal governo Renzi: il giornalista Massimiliano Coccia di Radio Radicale ne parlerà con il suo collega Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano “Libero”, Mauro Ronco, presidente del Centro Studi Livatino, e Simone Pillon, avvocato e rappresentante del comitato presieduto da Gandolfini.

La seconda parte sarà invece dedicata al rapporto tra Italia ed Europa in merito alle tematiche del referendum: interverranno in questa fase il presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini e i suoi colleghi Maria Hildingsson, di FAFCE, e Luca Volontè della Fondazione Novae Terrae. Terza e ultima parte della convention centrata invece su “Elezioni e sfida antropologica”, con gli interventi della dottoressa Chiara Atzori e dei rappresentanti del comitato “Difendiamo i nostri figli” Paolo Maria Floris e Giusy D’Amico, moderati da Alessandra Benignetti del “Giornale”.

La decisione di costituire il comitato per il “no” al referendum nasce per dare voce alle migliaia di italiani che sentono minacciato il futuro della nostra società, fondata sulla famiglia, da una riforma che riduce la democrazia nel nostro Paese. Democrazia già gravemente messa da parte nel corso di tutta la vicenda parlamentare che ha portato all’approvazione della legge sulle unioni civili. Un provvedimento il cui via libera è stato assicurato dal governo solo attraverso il ricorso alla fiducia, sia al Senato che alla Camera, annullando così ogni possibilità di libero dibattito parlamentare. E se questo è potuto accadere ora, con due Camere, la situazione potrebbe solo peggiorare qualora passasse il referendum costituzionale che, tra le altre, cose, ridurrebbe il Parlamento a una sola Camera legislativa.

In attesa della convention del 28 maggio, giovedì 26 un gruppo trasversale di parlamentari ha depositato in Cassazione il quesito per un altro referendum: quello che chiede l’abrogazione della prima parte della legge sulle unioni civili, che tra le righe istituisce la stepchild adoption. Una legge che “costituisce il presupposto perché ogni tribunale europeo e italiano riconosca le adozioni gay”, spiega Sacconi del Nuovo Centrodestra. “Siamo fermamente convinti del diritto di ogni bambino di vivere con un padre e una madre – dice anche Pagano (ex Ncd) -. La maggioranza di questo Paese è contraria alla genitorialità omosessuale”.