Il bambino della coppia dell’acido. A causa della “legge del sangue” il piccolo Achille sta pagando le colpe dei propri genitori

piediniIl bene di un bambino, di un neonato, è stare sempre e comunque con la madre (anche quando questa abbia commesso dei reati gravi contro la persona e sia in carcere per scontare la pena) o esserne allontanato, per la sua tutela e salvaguardia? Il bene di un bambino è far si che vinca sempre e comunque la legge del sangue (indifferentemente quanto sia ‘acido’ questo sangue) o piuttosto essere accolto da una mamma e papà adottivi in grado di amarlo come merita e trasmettergli valori e morale?

Quesiti “esistenziali” in questi giorni che tornano ad essere al centro di un dibattito intenso. Il bambino in questione è il neonato partorito da Martina Levato, la studentessa arrestata insieme al fidanzato Alexander Boettcher con l’accusa di aver sfigurato con l’acido tre ragazzi con cui Martina aveva avuto delle relazioni. Per questo reato Martina e Alexander sono stati condannati a 28 anni lei e 37 lui, ma i processi sono in corso.

Da qui il provvedimento di urgenza stabilito dai pm di rendere adottabile il piccolo, ma dopo oltre un anno il piccolo Achille è ancora affidato ai servizi sociali del Comune di Milano e ospitato in una casa famiglia. I giudici non hanno deciso, infatti, se lasciarlo crescere nell’ambito della famiglia d’origine, magari con i nonni, o dichiararlo adottabile e affidarlo a una famiglia «terza». Tra perizie, audizioni e pareri psichiatrici, il verdetto non arriverà prima di metà settembre.

Il bene del bambino è al centro della decisione dei giudici. Ma cos’è meglio per lui? Separarlo definitivamente da una madre e un padre che hanno davanti decenni di carcere? Quindi da una storia maledetta che sarebbe un fardello troppo pesante per la sua giovane vita? Oppure permettergli di portare avanti un legame – in particolare con la mamma anche se in incontri tra le mura di San Vittore e una volta a settimana?

Il procedimento della Procura dei minori per l’adottabilità è stato aperto immediatamente. Il pm minorile Annamaria Fiorillo ha sottratto Achille sulla base della relazione della neuropsichiatra infantile Cecilia Ragaini e della psichiatra e psicoanalista Simona Taccani, che hanno osservato genitori e nonni in compagnia del bimbo. A maggio è arrivata la severa relazione delle due esperte: Martina e Alex sono privi di «capacità genitoriale» e i nonni di quella “accuditiva”.

La decisione dei pm di rendere adottabile il bambino, rende il neonato vittima di una decisione “fredda e razionale” o al contrario lo preserva dandogli la possibilità di crescere in una famiglia che gli riservi amore e protezione?

Ma in Italia finché continueranno ad avere la meglio i legami biologici (inseguendo il mito della famiglia di origine ad ogni costo più che quelli di cuore), migliaia di bambini saranno condannati a vivere fuori famiglia in un limbo perenne.  E in questo limbo da oltre un anno ci vive il piccolo Achille.