Il modello americano. Goldstein: adozione come prevenzione dell’aborto

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L’adozione può essere considerata una forma di prevenzione dell’aborto? E’ un tema delicato, di cui in Italia si è iniziato a parlare da poco con la proposta del Sottosegretario Giovanardi di avviare una campagna pro-adozione. Negli Stati Uniti esistono già numerose organizzazioni impegnate a lavorare con madri in difficoltà che, anziché abortire, scelgono di mettere al mondo il proprio figlio e darlo in adozione.

Ne abbiamo parlato con Micheal Goldstein, avvocato e padre adottivo, nonché consulente legale di “Forever Families Through Adoption”, agenzia americana che lavora con donne in difficoltà che decidono di mettere al mondo il proprio figlio e darlo in adozione. Goldstein è inoltre membro del network promosso da Ai.Bi. di famiglie accoglienti e care leavers “Il Melograno”.

Qual è il quadro del sistema adottivo Usa?

Negli Stati Uniti ci sono centinaia di migliaia di bambini dichiarati adottabili eppure il nostro è il Paese che, in assoluto, adotta di più all’estero. Questo avviene perché spesso si tratta di bambini difficili: sono passati da una famiglia affidataria all’altra, hanno sulla pelle anni e anni di assistenza. In alcuni casi sono stati adottati e poi abbandonati nuovamente.

Qual è la sua esperienza?

Da anni mi occupo di casi di adozioni che spesso rendono difficile la ricerca di una famiglia accogliente: sono bambini nati da madri biologiche abusate o che vivono in prigione, donne che hanno fatto uso di droghe o alcool durante la gravidanza, neonati che presentano problemi comportamentali o di salute. Nel corso della mia attività sono riuscito comunque a favorire l’adozione di più di 100 bambini da parte di coppie americane e straniere, soprattutto dall’Olanda.

L’adozione come forma di prevenzione dell’aborto. Come è nata tale prassi negli Stati Uniti?

E’ una realtà sviluppata da tempo: la donna che non vuole o non può tenere con sé il bambino può darlo in adozione, entrando in contatto con l’aspirante famiglia adottiva. Il tutto è regolato dai tribunali, che fanno da garanti della relazione tra la madre naturale e la coppia che decide di prendersi cura del bambino. La famiglia adottiva si impegna inoltre a sostenere economicamente la madre durante la gravidanza per quanto riguarda le spese mediche nei casi in cui lo stabilisce il Tribunale.

In che modo è possibile incentivare questo percorso in Italia?

Non servono leggi o regolamenti. Credo che il modo migliore sia quello di promuovere a tutti i livelli una cultura dell’adozione. Quest’ultima è necessaria per sostenere tanto i genitori adottivi quanto quelli biologici. Non sarebbe utile normare una materia senza avere un adeguato supporto culturale.

Le donne che hanno affrontato un aborto o una gravidanza inattesa, sono fragili e spesso a rischio di un crollo fisico o emotivo. L’adozione è un’opzione che non sempre è facile da scegliere per una donna. Tuttavia solo se nella società è radicata una cultura dell’adozione è possibile per una donna considerare con piena consapevolezza la possibilità di mettere al mondo il figlio e abbandonarlo, anziché abortire. L’adozione è un gesto altruistico, un atto d’amore che viene fatto da una donna coraggiosa, interessata solo a garantire una famiglia al proprio bambino.