Il Nobel per la Pace 2015 alle Famiglie Adottive

NOBEL200Ai.Bi. chiude l’edizione di Gabicce 2013 con una proposta che vedrà coinvolte tutte le sue sedi nel mondo e in Italia, tutte le famiglie e le “persone di buona volontà”. Per mobilitare la società civile, la politica, il mondo dell’associazionismo, del volontariato, della cultura internazionale e promuovere la raccolta delle firme.

Ai.Bi. candida la Famiglia Adottiva al Nobel per la Pace 2015

Un Nobel per tutti quei genitori che accolgono un bimbo abbandonato compiendo il più grande atto di giustizia che una persona possa compiere nella sua vita.

Un Nobel per le famiglie che si fanno quotidiano carico del dialogo, della comprensione, della cura, dell’integrazione interculturale e interrazziale, giorno per giorno, dentro la loro casa. Senza proclami o roboanti dichiarazioni di principio, costruiscono una società dell’accoglienza a partire dalla pratica, dalla “normale” e straordinaria vita domestica.

Di fronte a 168milioni di bambini abbandonati, il Nobel per la Pace può essere un esempio, un incentivo e un incoraggiamento per convincere sempre più famiglie ad aprirsi all’accoglienza.

Inoltre rappresenta il primo passo per cambiare la mentalità corrente sull’adozione: non più un atto privato della coppia, ma un atto di giustizia, che ristabilisce un diritto negato e, per troppo tempo, disatteso, il riconoscimento che ogni minore deve vivere con un padre e una madre.

Un Nobel per dire che accoglienza è integrazione, accoglienza è giustizia, accoglienza è cultura della pace.

L’obiettivo di Ai.Bi. è di raccogliere, con l’aiuto di tutti (enti pubblici e privati, volontari e famiglie) 300.000 firme in tutto il mondo entro dicembre 2014.

La petizione verrà lanciata in tutto il mondo. La raccolta di firme partirà a Settembre.

Appello Premio Nobel per la Pace  alle Famiglie Adottive

Un mondo fondato sulla collaborazione tra popoli, che per secoli si sono fronteggiati in continui conflitti dagli esiti spesso drammatici per l’umanità tutta, può essere raggiunta solo “a partire dal basso”, con un movimento collettivo che cominci proprio da chi più soffre nelle guerre: i bambini e le loro famiglie.

Quale padre, quale madre rappresenta meglio la perfetta integrazione di culture, formazioni, vissuti diversi, il perfetto, pacifico legame fra Paesi distanti anche migliaia di chilometri, di un genitore adottivo?

La diversità è una ricchezza, un arricchimento, una garanzia di futuro e le famiglie adottive ne sono la dimostrazione vivente.

La strada dell’accoglienza è la via di una capillare integrazione, come opportunità per la pace e la democrazia.

Per questo chiediamo che siano candidati al Premio Nobel per la Pace tutti quei genitori che accolgono un bimbo abbandonato e si fanno quotidiano carico del dialogo, della comprensione, della cura, interculturale e interrazziale.

Giorno dopo giorno, costruiscono una società dell’accoglienza e un ponte di solitarietà fra Paesi.

Sono operatori di pace e di giustizia che in silenzio contribuiscono alla pacificazione, alla stabilizzazione e alla prevenzione dei conflitti, attraverso la conoscenza reciproca dei popoli e la reciproca solidarietà.

Per questo vogliamo lanciare una campagna internazionale. Perché sia formalmente e ufficialmente riconosciuto questo loro ruolo, troppo spesso dimenticato.

In questo nostro mondo, segnato da una crisi che non è solo economica, ma anche umana, le famiglie adottive, con il loro umile lavoro quotidiano, possono indicare un percorso nuovo per ricostruire su basi più giuste e più umane la convivenza. Possono divenire un investimento per il presente e il futuro.

Sia la comunità internazionale a trovare le giuste forme, anche attraverso l’attribuzione alla Famiglia Adottiva del Premio Nobel per la Pace, per far conoscere, valorizzare e proporre come esempio il loro impegno tanto importante per la crescita umana del mondo.