Il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma: “Silvia Della Monica ha spinto i suoi collaboratori in Congo a violare le leggi della Repubblica”. Il conflitto tra la Cai e le Autorità Congolesi

dellamonicaUno dei punti più assurdi di quanto affermato dalla vicepresidente (ed ex presidente) della Commissione per le adozioni internazionali (CAI), nel corso della sua audizione di mercoledì 12 ottobre in Commissione Giustizia della Camera, è quello relativo ai bambini congolesi che sarebbero stati “trattenuti illecitamente”.  Ecco che cosa ha detto Silvia Della Monica:

“Non vorrei dimenticare quanto siano gravi le condizioni del Congo, e di quella parte del Congo che è il Nord Kivu, da cui venivano tanti bambini che sono stati adottati da famiglie italiane e che, per ragioni che sono oggetto di un’inchiesta approfondita da parte della Commissione e che è stata sottoposta anche alle autorità competenti nelle sedi penali, sono stati illecitamente, lo dico, trattenuti a danno del loro superiore interesse e contro la volontà delle loro famiglie”.

È curioso notare, innanzitutto, come tali espressioni, usate dalla vicepresidente Cai in audizione, siano praticamente le stesse scritte dal giornalista Fabrizio Gatti nei suoi articoli su “L’Espresso” pubblicata a luglio 2016. Verrebbe quindi da chiedersi, tra i due, chi abbia ispirato chi. È Gatti che ha ispirato Della Monica o viceversa?

A parte questo, è evidente come l’episodio dei bambini che sarebbero stati, secondo Gatti e Della Monica, “illecitamente trattenuti” sia una delle pagine più brutte dell’intera vicenda che, negli ultimi anni, ha interessato le adozioni internazionali nella Repubblica Democratica del Congo. Un episodio che ha visto il verificarsi di un conflitto tra la Cai e le autorità congolesi, come esposto chiaramente dal Primo Presidente della Corte d’Appello di Goma Lazare Banide Wafole e dal Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma Sumaili Kanyangolo Charles Wilfrid. Fatti che hanno rischiato di far saltare la possibilità di ricongiungere i bambini di Goma alle famiglie italiane che li avevano adottati.

Ancora una volta, come già visto nell’articolo di ieri, Della Monica, parlando in una sede istituzionale come la Commissione Giustizia della Camera, ha mistificato la realtà. E questo nonostante la Cai fosse stata informata, con due lettere, dell’effettivo svolgersi dei fatti. Perché? A che scopo compiere questo atto effettuando dichiarazioni che, in quanto pubbliche, saranno riportate alle autorità congolesi?

Ma vediamo come sono andate veramente le cose riferendoci esclusivamente ai documenti ufficiali della magistratura  congolese, tra l’altro trasmessi in data odierna alla stessa Presidente  della Commissione Giustizia della Camera, l’onorevole Donatella Ferranti.

Sarà semplice notare che la realtà dei fatti è diametralmente opposta rispetto a quanto dichiarato irresponsabilmente da Della Monica e alle assurde fantasie di Gatti su “L’Espresso”. Come è pure evidente comprendere che i bambini di Goma hanno corso un rischio notevole: quello di non poter arrivare in Italia, dove li attendevano le loro famiglie adottive. Se ciò non è accaduto lo si deve soprattutto alla buona volontà della Magistratura di Goma, preoccupata – essa sì – del superiore interesse dei minori e impegnata a sbloccare la situazione, nonostante gli atti commessi dai delegati della Cai, incaricati di portare via i bambini dagli orfanotrofi in cui erano accolti per decisione precauzionale del Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma.

Leggiamo quindi ciò che riporta,a proposito di tali fatti, il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma, in alcuni passaggi relativi a questo episodio nella lettera del 13 agosto 2016 già citata nell’articolo di ieri.

 

“Per ricordare i fatti, in data 23 settembre 2013 il Governo della RD Congo ha deciso di sospendere le adozioni internazionali in RD Congo, e l’ha fatto attraverso la DGM (Direzione generale della migrazione). Nonostante le posizioni divergenti sulla questione, tutti gli attori nazionali ed internazionali che si occupano di adozioni internazionali si sono visti interdetti dal poter operare precisamente in materia di adozione internazionale in Repubblica Democratica del Congo. Nonostante ciò, una cittadina belga si era esposta a forti rischi cercando di forzare la frontiera all’epoca. Ella è stata arrestata sulla base di una decisione giudiziaria motivata”.

La Dgm aveva infatti sospeso per 12 mesi l’emissione dei permessi di uscita dalla Repubblica Democratica del Congo per i minori adottati. Decisione poi prorogata per un tempo indeterminato.

“In data 12 Aprile 2014 all’Aeroporto di KINSHASA/NDJILI, una certa signora Lawrence SENECHAL, cittadina belga, e beneficiaria di una sentenza d’adozione internazionale emessa a favore della minore congolese Agnés IMANI di quattro anni, è stata arrestata mentre cercava di imbarcarsi su un volo diretto a Bruxelles in compagnia della figlia adottiva. Durante il processo penale di primo grado i giudici, la Procura e gli avvocati hanno a lungo discusso circa la decisione presa dalla DGM. Nei fatti, il giudice di pace aveva accusato l’adottante del tentativo di far viaggiare illecitamente un minore adottato, in violazione della regolamentazione congolese che sospendeva temporaneamente le adozioni”.

È a seguito di questo episodio che il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma adotta misure precauzionali, proprio per evitare che i minori presenti negli orfanotrofi del territorio sotto la sua giurisdizione venissero spostati illecitamente.  

La decisione della Dgm, precisa infatti il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma, prevede anche “la sospensione (…) di tutte le operazioni legate all’adozione internazionale”. “Ed è questa parte che Silvia Della Monica e i suoi protetti si sono impegnati a trasgredire in ogni occasione dal 2014 per quanto riguarda la mia giurisdizione”, denuncia il Presidente del Tribunale nella sua lettera, il quale precisa anche che la decisione della Dgm “non fa distinzione che i minori adottati siano trasferiti all’esterno del paese o all’interno del paese da una città all’altra. Soprattutto se questi trasferimenti sono realizzati da attori che operano nell’adozione internazionale”.

“Vista in quest’ottica legale – si chiede il Presidente del Tribunale – a che servono tutte le elucubrazioni di Silvia Della Monica quando non esita a soffiare nell’orecchio dell’Espresso che si è battuta per ‘liberare i bambini tenuti in ostaggio a Goma anche con la volontà del Presidente del Tribunale per i Minorenni?’”

“No, i minori ben identificati e che si trovavano presso l’Orfanotrofio FED e APROFIME/MMW non erano tenuti in ostaggio. Essi si trovavano là secondo quanto stabilito dalle legge congolese. Ed io, in qualità di Presidente del Tribunale per i Minorenni, avevo preso delle misure precauzionali affinché fossero ivi custoditi. Questa era la volontà della Repubblica. E sono state queste misure precauzionali ad essere state violate da un tal Raymond TULINABO, protetto da Silvia Della Monica, che è andato oltre la mia ordinanza n. 1166 del 31 gennaio 2015”.

In più, fa notare il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma, “le agitazioni provocate da Silvia Della Monica per recuperare i minori presumibilmente tenuti in ostaggio hanno avuto luogo nel medesimo periodo in cui Lawrence Senechal è stata arrestata a Kinshasa, giudicata, condannata e incarcerata nella prigione di Makala. Curiosamente questa situazione non ha perturbato Silvia Della Monica che non desisteva dall’inviare i suoi collaboratori nei Centri e negli Orfanotrofi dove i minori erano custoditi per decisione della Repubblica come se questi fossero delle appendici della Commissione Adozioni Internazionali italiana”.

“In breve – continua il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma –, è mio dovere stigmatizzare il comportamento negativo di Silvia Della Monica durante gli assalti ai Centri ed orfanotrofi sotto la mia giurisdizione da parte dei suoi protetti mentre vigeva la sospensione delle adozioni”.

Tutto quanto affermato dal Presidente del Tribunale di Goma trova conferma in quanto scritto dal Primo Presidente della Corte d’Appello della stessa città congolese il 19 maggio 2015 in una lettera indirizzata ai delegati della Cai che, al fine di portare a termine lo spostamento dei minori dal centro Fed, chiedevano la mediazione tra loro e il Presidente del Tribunale per i Minorenni. Il Primo Presidente della Corte d’Appello precisava però che “il Presidente del Tribunale per i Minorenni è tenuto  in ogni momento a prendere le dovute precauzioni per assicurare l’interesse superiore dei minori custoditi nel Centri e negli Orfanotrofi della sua giurisdizione”. “Riguardo a quello che pare configurarsi come un traffico di minori – aggiunge il Primo Presidente della Corte d’Appello – incoraggio il Presidente del Tribunale per i Minorenni a prendere tutte le misure precauzionali per proteggere i minori, compresi quelli adottati, che si trovano nella sua giurisdizione”. E conclude: “Trattandosi di minori adottati per i quali sollecitate il trasferimento a Kinshasa, l’ordinanza del Presidente del Tribunale per i Minorenni mi pare valida a costituire una misura precauzionale presa in quanto la Repubblica ha stabilito la ‘sospensione (…) di tutte le operazioni legate all’adozione internazionale e alle autorizzazioni di uscita dei minori adottati’. Così, appare opportuno dover aspettare la rimozione della sospensione per prendere in considerazione nuove operazioni legate all’adozione internazionale, compresa la questione dello spostamento dei minori beneficiari di adozione internazionale da Goma a Kinshasa”.

Quindi, il presidente del Tribunale per i Minorenni di Goma commenta:

“Malgrado questa risposta alquanto chiara del Primo Presidente della Corte d’Appello, i protetti di Silvia Della Monica non si sono trattenuti. Essi hanno continuato a fare pressioni per ottenere i minori di FED, APROFIME/MMW, poiché nel frattempo, i 4 minori ospitati presso il Centro MULIRANO erano già stati presi e trasferiti illegalmente a Kinshasa da Raymond TULINABO, con l’appoggio di Silvia Della Monica (CAI) attraverso Bénédicte MUJAWIMANA (rappresentante dell’Organizzazione I Cinque Pani e coordinatrice dell’onlus AMAMAATU) e i vostri protetti, per non citarli, Signori Charles BASHIGE e Arnold KAHEMBE. Gli atti e gli scritti di Bénédicte MUJAWIMANA per attestare quello che affermo, esistono!”

E con rammarico , il Presidente del tribunale conclude:

“E’ anche estremamente violento e pericoloso per la Cai di Silvia Della Monica sostenere la legalità allorché ella strumentalizza i suoi collaboratori in Congo e li spinge a violare le leggi e i regolamenti della Repubblica”.

 

(continua)