In Brasile, per imparare l’accoglienza a ritmo di capoeira

Il 16 novembre, dieci giovani tra i 18 e i 26 anni, selezionati da Ai.Bi. Amici dei Bambini, sono partiti alla volta del Brasile, per formarsi sui diritti dei minori e sulle misure di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza abbandonata. Una delle prime attività è stata la visita, domenica 20 novembre, al centro dell’associazione ICAJ: una struttura che ospita circa 16 ragazzi tra i 12 e i 20 anni, che hanno vissuto in contesti familiari difficili. Condizione molto frequente in Brasile, che il più delle volte induce i ragazzi a preferire la vita in strada.

L’ICAJ (Istituto Cristiano di Aiuto al Giovane) è un’associazione nata dall’esigenza di tutelare e offrire una vera e propria casa a quei giovani che, essendo già in età adolescenziale, non possono più essere accolti in Istituto. Allo stesso tempo, ICAJ è più di una mera realtà associativa, ma una vera e propria famiglia, dove i ragazzi intraprendono un percorso di recupero psicosociale, scolastico ed eventualmente professionale, con il costante e quotidiano sostegno del loro “padre adottivo” Azul.

Ecco alcune righe, scritte dai giovani in viaggio:

«È quello di cui noi stessi ci siamo potuti rendere testimoni, in particolare assistendo allo spettacolo teatrale inscenato dagli stessi ragazzi e basato sulle loro storie.

Il progetto di teatro, infatti, mira a far conoscere al pubblico il tema delle violenze e delle difficoltà che molti minori e adolescenti brasiliani sono quotidianamente costretti a subire, all’interno delle proprie famiglie, nelle strade delle città. La rappresentazione si serve di una chiave ironico-sarcastica per descrivere il dramma che questi ragazzi hanno vissuto, e che altri continuano a vivere.

ICAJ è molto più di un progetto: è un potenziale in atto, è energia in movimento.

È questo quello che i ragazzi di ICAJ ci hanno trasmesso, non solo con la rappresentazione teatrale, ma anche grazie alla splendida serata che abbiamo trascorso insieme a loro, ballando samba, pizzica e capoeira, al ritmo dei tamburi.

Nonostante la non perfetta conoscenza delle rispettive lingue, la comunicazione è stata molto forte e intensa e ha permesso di costruire un vero e proprio ponte di scambio tra tutti noi.

È stato per noi un momento di grande insegnamento, che ci ha mostrato la forza e l’energia che animano il popolo brasiliano: che, dopo tutto e nonostante tutto, non ti nega mai la serenità di un sorriso.

Ecco la nostra speranza: sarebbe bello se realtà come quella di ICAJ potessero crescere ed essere maggiormente valorizzate e, allo stesso tempo, che i ragazzi di ICAJ potessero ottenere un più grande supporto, tale da offrire loro un reale e effettivo “potere di scelta”».