Italia: perchè sono cosi poche le adozioni nazionali?

Nell’edizione odierna del Sole 24 ore, Maria Francesca Pricoco, Magistrato presso il tribunale per i minorenni di Catania, interviene con alcune interessanti  considerazioni sulla materia dell’affidamento e dell’adozione dei minori.

“Le cifre non certo elevate dell’adozione nazionale dipendono dall’affermarsi negli ultimi anni, di una tendenza finalizzata a salvaguardare i rapporti, o i legami, del bambino con la famiglia di origine, con la conseguenza che, in molti casi, la procedura per l’accertamento dello stato di abbandono non viene perseguita, o non consegue la procedura volta all’adozione legittimante, ma vengono preferite altre forme di inserimento  familiare del minore . Questa tendenza, apprezzabile per alcuni casi eccezzionali, appare discutibile per la generalità delle situazioni se si considera che sta ingenerando, da un lato, nelle coppie senza figli, pericolose aspettative di adozione nazionale, attraverso un binario alternativo rispetto a quello tracciato dalla legge 184/83, e dall’altro sta determinando problemi nello sviluppo psicofisico di alcuni bambini, che rimangono sospesi, o divisi, tra più genitorialità, spesso confliggenti o disarmoniche.[…] L’attuale legge sull’adozione privilegia le ragioni del soggetto più debole (cioè il minore) e riconosciuto il suo diritto inviolabile, nel caso di grave e irreversibile abbandono, di crescere ed essere educato come figlio legittimo di una famiglia ritenuta valida a seguito di un’approfondita conoscenza ed uno scrupoloso giudizio di comparazione tra tutte le coppie disponibili ritenute idoneee. La cura e l’attenzione non riguardano soltanto il bambino, ma devono prendere in considerazione anche gli adulti che “scelgono”  la genitorialità adottiva, in quanto spesso sono fragili, indifesi, confusi e paurosi di fronte alla complessità delle relazioni che costituiscono e intrecciano la storia di una nuova famiglia. Per l’adozione internazionale eventuali riforme dovrebbero riguardare la previsione di prescrizioni ai genitori di un bambino straniero, volte alla partecipazione a un percorso di aiuto alla genitorialità anche dopo l’ingresso in Italia, e, in genere, ale iniziative finalizzate ad un qualificato confronto e sostegno, soprattutto, nei momenti successivi, e di svolgimento della vita quotidiana, al fine di acquisire modalità idonee a comprendere e trasmettere agli altri, e al contesto di riferimento, il valore del rispetto, dell’integrazione e dell’accettazione reciproca. Per l’adozione nazionale dovrebbe invece essere salvaguardato il diritto del minore alla forma di adozione meglio rispondente ai suoi bisogni e alle sue aspettative, così da evitare che la disciplina generale possa essere elusa e, di conseguenza, possa essere scardinato in un sistema “pensato” per evitare lo sfruttamento dell’infanzia abbandonata.”