India: una vita sospesa tra adozione e abbandono

Manisha ha 15 anni ed uno sguardo vivace. Poteva essere un adolescente normale come molti altri. Gli adulti che sono vicini a lei dicono che sia educata e disciplinata, ed è sempre pronta ad aiutare le persone in difficoltà. Ma Manisha non è un adolescente come tanti altri e la sua storia non è ordinaria. Vive in una casa di accoglienza per bambini abbandonati o maltrattati gestita da una ONG a Gurgaon in India. Per quasi tutta la sua giovane vita è stata una vittima del sistema e di tutti i suoi difetti.

Sei anni fa, è stata adottata da una famiglia americana da un centro di Mumbai. Ben presto, la coppia non si è dimostrata disponibile a tenerla, incolpandola di essere iperattiva con disturbi dell’umore e depressione. Respinta ed abbandonata, nei primi mesi del 2010, Manisha è stata rimandata in India in custodia presso un rifugio per bambini abbandonati.

Nel 2003, lei e sua sorella sono state trovate abbandonate alla stazione ferroviaria di Mumbai. Entrambe le bambine sono state collocate presso una ONG, la Family Welfare Centre (FWC), dal Comitate Child Welfare (CWC). Nel 2005, il CWC ha dichiarato che le bambine potevano essere adottate, perché nessuno si era fatto avanti per riconoscerle.

Quasi subito, una coppia di americani ha espresso interesse ad accogliere le due sorelle. Il FWC, in collaborazione con un’agenzia di adozioni degli Stati Uniti, ha quindi ultimato tutte le formalità. Le ragazze sono state dichiarate disponibili per l’adozione nell’aprile del 2006 con il via libera dell’Agenzia Centrale per le Adozioni Indiana (CARA).

Ma dopo pochi mesi, i genitori americani hanno iniziato a lamentarsi di Manisha dicendo che aveva problemi comportamentali, insistendo che avrebbero mantenuto la sua giovane sorella, ma non lei. L’Alta Corte di Bombay, è stata informata che l’agenzia di adozione americana aveva affidato Manisha ad un’altra famiglia, ma le cose non hanno funzionato e quindi è stata rimpatriata in India nel giugno 2008.

In seguito la bambina è stata inserita presso il National Institute of Mental Health di Bangalore, la sua adozione è stata revocata e il suo tutor ora è Nigama Mascarenhas, direttore della ONG Family Welfare Center.

L’Alta Corte di Bombay ha detto che la coppia di americani che hanno adottato Manisha non può essere assolta dalle sue responsabilità e quindi deve provvedere ad un sostegno finanziario per il mantenimento della bambina. Il giudice ha inoltre chiesto aggiornamenti semestrali sui progressi compiuti da Manisha.

Tutto questo ha lasciato una bambina innocente, volata attraverso i continenti e respinta due volte, prima dai suoi genitori naturali e poi dal padre e dalla madre adottiva.

Il suo tutore, Mascarenhas dice che Manisha ora sta frequentando una scuola speciale per superare la sua disabilità di apprendimento ed è in terapia con uno psicologo e uno psichiatra. I suoi insegnanti hanno dichiarato che Manisha ha le potenzialità per far bene.

Se Manisha ora sta davvero bene, lei è una delle più fortunate. Non esistono statistiche del numero di casi simili in tutta l’India, di bambini abbandonati, che sono stati adottati all’estero e poi si sono rivelati essere qualcosa di fastidioso.

L’Alta Corte di Bombay ha utilizzato il caso di Manisha per chiedere all’Autorità Nazionale per le Adozioni di colmare le lacune nel sistema. Il giudice ha chiesto di creare linee guida più rigorose per le adozioni all’estero, così come un sistema che renda i genitori affidatari finanziariamente responsabili se cercano di revocare l’adozione.

(Fonte: The Times of India del 30/01/2011)