Veneto. Arriva l’infermiere di famiglia

Il Veneto è la prima regione a istituire l’Infermiere di Famiglia, figura pensata per accompagnare i cittadini a conoscere e usufruire di tutti i servizi sanitari del territorio

Con l’invecchiamento della popolazione e il crescere della denatalità, uno dei problemi che si riproporranno con sempre maggio forza in futuro è quello dell’assistenza sanitaria, tanto da un punto di vista di sostenibilità, quando da quello di reperire le persone che se ne possano fare carico.

La figura dell’infermiere di famiglia

In questo quadro incerto, qualcosa inizia a muoversi, se non altro con l’individuazione di nuove figure che potrebbero diventare fondamentali. Si può leggere in questo senso l’arrivo dell’Infermiere di Famiglia, una figura caldeggiata dall’OMS già vent’anni fa, per la quale l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha tracciato da poco delle linee guida e che ha visto ora il Veneto porsi come la prima regione a istituirla ufficialmente con una delibera della Giunta.
Il compito dell’infermiere di famiglia (figura che dipenderà dal Servizio Sanitario) sarà quello di assicurare prestazioni sia all’interno di ambulatori dedicati, sia tramite visite domiciliari. Ma non solo, perché tra i suoi compiti ci sarà anche quello di porsi come guida per aiutare i cittadini a usufruire di tutti i servizi riguardanti la salute offerti dal territorio, lavorando, in questo senso, in sinergia con gli altri professionisti già esistenti come assistenti sociali, medici e pediatri di famiglia, tecnici sanitari, addetti alla riabilitazione e la prevenzione, altri infermieri di assistenza domiciliare integrata.

Un master per diventare infermieri di famiglia e comunità

A livello formativo è previsto un apposito master universitario di “Infermieristica di famiglia e di comunità” dal quale usciranno queste figure professionali che nei piani delle autorità dovrebbero arrivare a essere circa 20mila: uno ogni 3mila abitanti.
Come sottolinea Il Sole 24 Ore, riportando le parole della presidente dell’ordine professionale degli infermieri Barbara Mangiacavalli, “per metà di essi la Finanziaria di due anni fa ha già stanziato le risorse”, mentre per gli altri dovrebbero essere le Regioni a prevedere dei piani di assunzione per raggiungere il livello numerico utile a garantire il servizio sul territorio.