Italia agli ultimi posti per professioni sociali di cura e tutela dell’infanzia

Appuntamento domani a Taormina per gli operatori italiani dei servizi contro l’abuso all’infanzia. Spazio infatti agli “Stati Generali del Mal-trattamento all’infanzia in Italia”, organizzati dal Cismai, il principale Coordinamento italiano dei servizi contro il mal-trattamento e l’abuso all’infanzia.

A 20 anni dalla Convenzione dell’Onu sull’infanzia e trascorsi i 15 anni di vita del Cismai, gli Stati generali intendono aprire una nuova fase, che, dopo una verifica sugli impatti delle politiche, delle conoscenze e delle prassi in materia di prevenzione e protezione dei bambini maltrattati, rilanci nel Paese e nelle regioni la massima attenzione verso la costruzione di norme, politiche, programmi, servizi, interventi, metodi di prevenzione e di cura più avanzati, in grado di ridurre efficacemente il mal-trattamento ed il malessere dei bambini.

“Le prospettive nuove di lavoro con l’infanzia e l’adolescenza – afferma il Cimai – possono essere definite e disegnate a partire dalla valorizzazione e dalla tutela degli operatori che in questi anni, all’interno dei servizi pubblici e privati, in ogni parte d’Italia, hanno realizzato azioni di qualità e di valenza, spesso straordinarie, nonostante i limiti delle risorse finanziarie e le difficoltà di coordinamento della rete interistituzionale, salvando, senza retorica ed eroismi, migliaia di bambini e restituendoli ad una crescita sicura. Ed è dagli operatori professionisti quale risorsa imprescindibile del sistema di prevenzione e protezione che l’incontro di Taormina nasce”.

L’Italia, secondo i dati che verranno presentati dal Cismai, è agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda le professioni sociali di cura e di tutela dell’infanzia: gli assistenti sociali italiani, che lavorano nei servizi pubblici e privati, sono 37.000, vale a dire che l’Italia ha 6 assistenti sociali ogni 100 mila abitanti contro una media europea di 75 assistenti sociali ogni 100 mila. Gli psicologi italiani in servizio sono, invece, 3 ogni 100 mila abitanti contro una media europea di 23.

“Sono dati veramente allarmanti – afferma il Cimai – che testimoniano come anche il sistema di prevenzione e protezione dei bambini, che costituisce una fascia importante in questo settore, sia gestito da un numero del tutto insufficiente di operatori. Anche questo rende i pochi operatori più vulnerabili nella gestione, spesso solitaria, di tantissimi casi”.

Il primo nodo critico della tutela fisica e psicologica degli operatori che si occupano di maltrattamento è quello della prima rilevazione di tutte quelle situazioni che, per le loro caratteristiche di rischio, possono rappresentare condizioni di esposizione al maltrattamento di minori, mai rilevate in precedenza. “Troviamo qui, in prima linea – afferma il Cimai -, una gamma di professionalità dell’area sanitaria, sociale, educativa, scolastica (pediatri, assistenti sociali, operatori della scuola, ecc…) che per il loro ruolo sono a contatto quotidiano sia con i bambini che con i loro genitori e che hanno con questi rapporti spesso improntati alla fiducia. Essi sono chiamati a rispondere, nella maggior parte dei casi, a richieste spontanee di aiuto. Si tratta di operatori che, in molti casi, manifestano difficoltà e resistenze nel riconoscere e segnalare il maltrattamento per il timore che la loro immagine professionale o istituzionale venga danneggiata e venga meno il rapporto fiduciario che intrattengono con le famiglie e con il contesto di appartenenza. Inoltre, per chi opera in piccole comunità, si aggiunge anche la preoccupazione di poter diventare oggetto di ritorsioni o di atti intimidatori da parte di famiglie che, soprattutto in territori dove esiste una microcriminalità diffusa o una criminalità organizzata, si trovano a vivere in condizioni di marginalità o coinvolte in attività illegali, nelle quali non è raro che si utilizzino anche i bambini, esponendoli a varie forme di violenza diretta e assistita”.

Il Cimai ricorda poi che nei piccoli centri, “dove sono assenti i servizi socio-sanitari sia a livello comunale che di Aziende Asl, le funzioni di tutela vengono persino svolte da funzionari amministrativi privi di competenza specifica nell’ambito della protezione dei minori con conseguenti danni nell’assunzione delle decisioni e nelle modalità di esercizio della tutela”.
“E’ comune esperienza alla maggior parte degli operatori socio-sanitari del settore del maltrattamento l’essere stati oggetto di minacce o l’aver subito intimidazioni – conclude il Cimai -. In alcuni casi tali atteggiamenti sfociano nella violenza vera e propria tanto che alcuni operatori sono stati anche assassinati nell’esercizio del loro lavoro. Di questo e di altri argomenti si parlerà nel corso del seminario di Taormina, che si svolgerà presso l’Hotel Villa Diodoro ed al quale parteciperanno centinaia di operatori sociali provenienti da tutta Italia”.

(Fonte: Redattore Sociale)