Italia. Gli educatori delle strutture di accoglienza di Ai.Bi: un lavoro, una vocazione, una missione. “Il nostro spirito guida è la preghiera della ‘serenita’ di San Francesco

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Chi sono gli educatori? Cosa fanno? E’ grazie a loro se bambini e mamme fragili ricevono cura, protezione, ascolto, supporto e fiducia. E’ grazie a loro se tengono duro e vanno fino in fondo ai percorsi studiati ad hoc. Operatori ed educatori presenti in maniera capillare in tutte le strutture di accoglienza di Ai.Bi,  e precisamente  in 5 comunità mamma-bambino;  3 case famiglia; 3 case di prima accoglienza per famiglie di profughi, 2 case di accoglienza per minori stranieri non accompagnati e 5 Centri Servizi alla famiglia in Italia.

Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscerne la differenza.
Vivendo un giorno per volta; assaporando un momento per volta;
accettando la difficoltà come sentiero per la pace.
Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso così com’è, non come io vorrei che fosse.
Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose, se io mi arrendo al Suo volere.
Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita,
e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima

Questa è la preghiera “della serenità” che viene attribuita a San Francesco d’Assisi. È una preghiera semplice che noi educatori viviamo molto nel nostro lavoro così difficile e complesso.

Lavoriamo dentro a rapporti, stati d’animo e cocenti emozioni.  Questo comporta che non sempre le cose vadano come abbiamo in mente noi.

Non siamo super eroi e non possiamo fare miracoli. Possiamo contribuire ad un cambiamento, possiamo aiutare, sostenere, fare tutto il possibile con tutti gli strumenti e la professionalità che ci vengono da dentro, ma non possiamo cambiare il mondo con la pretesa di essere Onnipotenti.

Il nostro lavoro è una vocazione, una missione. Facciamo cose, ci muoviamo, viaggiamo con e dentro le persone, viviamo dentro a situazioni difficili, ma sempre con la consapevolezza che il cambiamento di un’altra persona o di una situazione complessa non dipendono solo da quello che possiamo fare noi.

Non possiamo cambiare tutte le cose. Dove è possibile il cambiamento, dove c’è la possibilità di migliorare qualcosa e aiutare, l’educatore deve trovare il coraggio, la forza, l’energia. È il suo lavoro. È la sua missione. È la vocazione di qualsiasi educatore. Lottare per il cambiamento, fare tutto e dare il suo meglio per migliorare quello che si trova davanti.

Ma la forza e il coraggio più grande stanno proprio nel riconoscere quando una cosa si può cambiare e quando va accettata così com’è, con serenità e amore. Questo fa l’educatore. Con amore e dedizione.