Kathmandu. Appello di Child Protection Working Group: “Attenzione alle donazioni agli orfanotrofi sorti dopo il terremoto”

nepalEssere bambini non è mai stato facile né sicuro in Nepal, il Paese con alti tassi di povertà, abbandoni e mortalità infantile. Il terremoto dello scorso 25 aprile ha reso orfani tantissimi bambini, moltiplicando il rischio di traffici illeciti già in corso prima della tragedia. Molti di loro non ce l’hanno fatta. Per altri, nelle prime settimane, abbiamo gioito dei miracoli che li hanno riportati alla luce. A ricordarci forse che nella speranza c’è sempre spazio per una storia da ricomporre. Ma tutti sappiamo che non basta far sopravvivere i bambini di Kathmandu estratti dalle macerie: molti hanno subito ferite profonde nel corpo e nell’anima, e tanti sono rimasti soli, se già non lo erano.

Bambini fantasma: purtroppo non è difficile far sparire un bambino in un Paese in cui solo una piccola percentuale di minori viene registrata alla nascita. Per questo Ai.Bi. (Amici dei Bambini), già poche ore dopo il terremoto, ha sottolineato l’importanza di schierarsi dalla parte dei più deboli con interventi mirati, seri, sicuri e professionali. E soprattutto lanciando l’allarme su operazioni non trasparenti, come la nascita “estemporanea” in questi giorni di orfanotrofi o pseudo tali nelle zone limitrofi a Kathamandu, nei villaggi e in città stessa. Con il concreto rischio che queste strutture, nate senza un controllo, possano alimentare il traffico di bambini.

Una preoccupazione che trova conferma nell’allarme lanciato dal CPWG (Child Protection Working Group), un coordinamento di cui fa parte Ai.Bi. e che mette l’accento proprio sul pericolo “…dell’invio dei bambini sfollati nei vari distretti a Kathmandu dove rischieranno maggiormente di finire nelle mani di orfanotrofi corrotti, o peggio, essere venduti nei bordelli indiani”.

Per la CPWG “è importante andare nei distretti e mettere in piedi procedure di controllo per fermare il trasferimento dei bambini verso Kathmandu e creare rifugi temporanei o di transito nei distretti dove possiamo lavorare con i bambini dislocati per riabilitarli e riunificarli, prima che siano destinati per sempre all’istituzionalizzazione, lasciandoli vulnerabili all’abuso, sfruttamento o ulteriore traffico”.

Da qui anche l’appello rivolto alle stesse ONG ma soprattutto a chi fa le donazioni. “Dovremmo chiedere alle persone di valutare attentamente prima di donare fondi agli orfanotrofi post-terremoto di Kathmandu. Senza rendersene conto, tale supporto potrebbe indirettamente far del male i bambini. Inoltre dobbiamo ricordare che è già pieno di case di accoglienza per minori ben gestite, come le nostre, per tali bambini”.

Perché Ai.Bi è ogni giorno dalla parte dei bambini e lavoreremo perché ogni cosa torni ostinatamente a rinascere. A dispetto di tutto.