Kathmandu. Migliaia di bambini rischiano l’ipotermia: il sisma ha spazzato via le loro case e si dorme all’addiaccio in accampamenti di fortuna

bimbaDecine di migliaia di bambini sono a rischio ipotermia in Nepal e il bilancio delle vittime è già salito oltre i 4 mila morti e 7 mila i feriti, ma i numeri sono destinati ad aumentare. Servono acqua e medicine e sono scarsi i mezzi di soccorso. La tragedia che ha
messo in ginocchio il Nepal si specchia negli occhi dei bimbi colpiti dal terribile terremoto di sabato 25 aprile. Il sisma li ha uccisi, ha portato via i loro genitori, ha spazzato via le loro case, ha infranto tutte le loro certezze. È un dramma nel dramma. Una catastrofe umanitaria senza precedenti. 

Secondo stime ufficiose sono almeno due milioni i minori la cui vita è stata stravolta dal sisma. Dormono in strada o in accampamenti di fortuna. E sono a rischio, altissimo, di ipotermia. “Bisogna assolutamente portare aiuti alle giovani madri – dice Fulvia Clerici, cooperante Ai.Bi, Amici dei Bambini –  ai neonati, ai bambini, con una particolare attenzione alle comunità più vulnerabili

Sono migliaia le persone in fuga dalla capitale Kathmandu, letteralmente “polverizzata” dal terremoto. Le strade che portano fuori dalla città sono intasate, i mezzi di trasporto presi d’assalto. Lunghe file si registrano all’aeroporto internazionale della capitale. In migliaia hanno dormito all’aperto, per la paura di nuove scosse. Ovunque spuntano tende, si ammassano materassi. 

E come se non bastasse, ad ostacolare le operazioni di salvataggio le difficili condizioni climatiche: neve e frane rallentano tutto. Strade, corrente elettrica e comunicazioni restano interrotte. E così mentre il bilancio dei morti continua a crescere, aumentano anche i pericoli quotidiani
per i sopravvissuti,
soprattutto per i più piccoli. Gli aiuti affluiscono, ma sono ostacolati dai gravi danni alle infrastrutture. Le linee telefoniche sono saltate. Le continue scosse rendono la paura un sottofondo ineliminabile.

Il disastro ha, inoltre, svelato le carenze e la fragilità delle strutture mediche del Paese. Secondo un rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità 2011, il Nepal conta solo 2,1 medici e 50 posti letto ospedalieri per ogni 10mila persone. I medici di un ospedale di Kathmandu hanno denunciato di avere bisogno di almeno mille posti letto in più per cercare di arginare l’emergenza e il continuo flusso di feriti.

Tra questi maggiormente i bambini (due milioni secondo l’Unicef) sono quelli che nel dopo-sisma, con un sistema sanitario al collasso e servizi essenziali fuori uso rischiano maggiormente fame, disidratazione e, passando i giorni, malattia. A questo si aggiunge che molti sono stati separati dalle famiglie e questo li espone a rischi ulteriori.

Per questo Ai.Bi. ha attivato il numero verdeper l’emergenza minori 800224455 e trasformerà il Centro Paani in un centro di prima assistenza per la distribuzione di acqua e medicinali e di supporto psicologico per i bambini. Un massiccio intervento di aiuto con distribuzione di riparo, kit igienici, di prima necessità per supportare le mamme.

Intanto decine di migliaia di sfollati hanno passato la seconda notte all’addiaccio a Kathmandu e negli altri centri della vallata colpiti dal sisma. Molte famiglie si sono attrezzate con mezzi di fortuna, portando da casa tende, materassi e il necessario per cucinare. L’aeroporto, intanto, è stato preso di assalto da decine di turisti stranieri, soprattutto vacanzieri indiani, ma anche diversi europei che sono in lista di attesa per rientrare.