Kathmandu. “Prakash, hai paura del terremoto?” “No!” ma poi corre a nascondersi dietro la veste della sua mamma…

parkash 1Mentre la terra continua a tremare in Nepal (i sismografi hanno registrato fino ad oggi quattro scosse di magnitudo superiore a 4 gradi Richter in sei ore), i bambini sono i soggetti più vulnerabili e allo stesso tempo i primi a cui puoi far tornare il sorriso. A distanza di un mese dalla prima scossa, avvenuta lo scorso 25 aprile, in questa terra martoriata da distruzione, desolazione e povertà, è tempo di bilanci: si parla di oltre 8.600 morti e 20.000 feriti.  E per chi è rimasto, non è semplice andare avanti: trovare la forza e la “serenità” di ricominciare.

Secondo alcuni studi, sono oggi moltissimi i bambini che hanno peggiorato il loro livello di agitazione e capricci, manifestato facendo la pipì a letto e dimostrando paura rispetto a forti rumori.  Ma  così come soffrono le ansie dei genitori, i bambini riescono anche ad estraniarsi e tornare quello che sono, dei “bambini”: basta una tenda, alcuni giochi, cibo e acqua a sufficienza e dei professionisti preparati per gestire attività e benessere psicologico.

Ma l’incubo del terremoto è sempre li’in agguato, dietro l’angolo e lo si legge proprio negli occhi dei più piccoli.

Tu hai paura del terremoto? – chiede Silvia Cappelli (cooperante Ai.Bi. ion Nepal)a Prakash (nome di fantasia*) – “lui mi guarda spavaldo e dice ‘NO!’ ma subito corre a nascondersi dietro la veste della madre”.

E’ un processo lento e in salita, dunque, quello che aspetta ancora ai cooperanti, operatori e professionisti Ai.Bi. in prima linea da un mese a Kathmandu: dopo l’emergenza scatta la gestione della quotidianità, e questo vuol dire non solo pensare alla distribuzione di kit medici, tende e acqua ma anche “curare” le ferite dell’anima di questi piccoli indifesi. Dovranno restituire loro quel senso di sicurezza e protezione al momento persa.

“Per questo i centri educativi temporanei sono tanto importanti  –  spiega la cooperante di Ai.Bi. in Nepal – per permettere ai bambini di dedicarsi al gioco in modo spensierato: spazi sicuri e al ‘riparo’ da persone male intenzionati”.

I centri educativi temporanei sono anche un sollievo per i genitori, “che in questo modo possono dedicarsi alla ricerca di cibo, ai sopralluoghi per la verifica dello stato di agibilità della casa, mentre i bambini sono al sicuro, affidati a qualcuno di fiducia”.

Giorno dopo giorno la necessità di tornare ad una semi normalità aumenta “e allora non possiamo lasciare soli – continua Silvia – le mamme e i papà in questo momento”.

Infine circa 7.532 scuole statali (secondo i dati divulgati dal Ministero degli Interni) sono state danneggiate dai vari terremoti, e oltre 4 milioni sono gli studenti che dovranno attendere la ricostruzione.

“L’interruzione di questi mesi rischia di provocare quindi un aumento dell’abbandono scolastico – conclude Silvia – fenomeno che è possibile arginare istituendo centri educativi temporanei, in vista di una pianificazione degli interventi di ricostruzione da parte del governo”.

Opere di ricostruzione materiale e “psicologica” che hanno bisogno anche del tuo aiuto. Per questo Ai.Bi. rinnova il suo appello a favore della gente del Nepal: puoi donare chiamando il numero verde 800224455 e così aiuterai Amici dei Bambini nelle sue attività di sostegno alle famiglie, mamme e bambini di Kathmandu.

Ma c’è anche un altro modo per non lasciare soli i nepalesi: con la campagna di Sostegno a Distanza “Sosteniamo le famiglie del Nepal”, un intervento di sostenibilità la cui efficacia è stata ampiamente dimostrata nel corso di altre emergenze del passato. Del tutto assimilabile a un normale Sostegno a Distanza comunitario da 25 euro al mese, il progetto punta a supportare l’accoglienza interfamiliare e i centri di accoglienza allestiti nei villaggi. La prima – iniziativa già partita nei primi giorni successivi al terremoto – consiste nell’aiuto economico offerto a quelle famiglie nepalesi, la cui casa non è stata distrutta dal sisma, disponibili a ospitare bambini, mamme o altre famiglie rimaste senza un tetto sulla testa. I secondi saranno invece dei punti di accoglienza pensati coloro che non vogliono allontanarsi dai propri villaggi e dalle proprie case, anche se queste ultime non sono più agibili. In attesa che inizi la ricostruzione, si provvederà ad assicurare assistenza, generi di prima necessità (cibo, acqua, coperte, medicinali) e animazione ludico-ricreativa per i bambini.