Kosovo: sulle orme di Laura Scotti

(Grabovc) – Ancora oggi per i bambini che vanno a scuola, la giornata inizia molto presto. Chi non abita nel villaggio di Grabovc, dove ci sono le classi dalle elementari alle medie, deve percorrere a piedi una strada che attraversa i campi, per 30 o 40 minuti, alcuni anche per un’ora. In qualsiasi condizione di tempo: sole, pioggia o neve. E l’inverno kosovaro non e’ certo dei piu’ clementi.

Cosi’ raccontano i ragazzini della scuola intitolata a Laura Scotti, la volontaria di Ai.Bi. che “correva da noi, arrivava e si mescolava subito ai nostri giochi” ma che nel novembre del 1999 perse la vita in un incidente aereo, alle porte di Pristina.

Non c’e’ persona, qui a Grabovc e non solo, che non ricordi la determinazione di Laura nel volere questa scuola. A tutti i costi. All’epoca dell’incidente erano state poste le fondamenta, ma la popolazione di Grabovc ando’ avanti e il desiderio di Laura divenne in breve tempo realta’. Oggi e’ una scuola ma anche uno spazio comunale, un luogo dove tutta la comunita’ si ritrova, discute, decide per il bene dei bambini e dove gli adolescenti hanno uno spazio per stare insieme.

I ragazzini di Grabovc sono felici di frequentare questa scuola e ti accompagnano entusiasti nella sala dei computer: aprono la porta quasi fosse la caverna di Aladino e ti mostrano i loro tesori. Qui studiano informatica di base e possono avere un collegamento internet.

“Appena finita la guerra tornammo al nostro paese ma non avevamo piu’ le case – dice Jetmir Berisha, 19 anni, beneficiario di una delle borse di studio indette in ricordo della volontaria – e la scuola era stata rasa al suolo. Laura arrivo’ con l’equipe di Ai.Bi. e ci vide nel cortile divisi per gruppi. Gli insegnanti avevano organizzato le classi in tenda o all’aperto, finche’ il tempo lo permetteva. Laura si avvicino’ e mi chiese: “Qual e’ la tua classe?”. Io la presi per mano e la portai in un angolo del cortile: la mia classe era separata dalle altre con una fila di pietre ed eravamo seduti uno accanto all’altro, per terra. Lei ci guardo’ e scoppio’ a piangere”.

“Un paese senza una scuola non e’ nulla – commenta Musli Berisha, capo villaggio a Grabovc – e il nostro desiderio di quegli anni, in cui tutti eravamo traumatizzati, era di tornare alla normalita’. Anche grazie a una scuola. Ricominciare dai bambini, dare loro la possibilita’ di studiare, significava cominciare a vivere. Ogni bambino che entra in questa scuola sa chi era Laura Scotti: una persona che ha condiviso la nostra sofferenza. E che noi consideriamo una di noi”.

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