Tutto come previsto! La Cassazione dà il via libera alla stepchild adoption. E ora la parola ai cittadini: un referendum per dire sì o no all’adozione gay

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Il Parlamento ha preferito la via dell’ambiguità. La Magistratura si produce in sentenze creative e ideologiche. Nel frattempo i cittadini non hanno ancora avuto modo di dire la propria. Fatto sta che, da mercoledì 22 giugno, in Italia un minore può essere adottato dal partner omosessuale di uno dei suoi genitori biologici. Ovvero: la stepchild adoption, ufficialmente stralciata dalla legge sulle unioni civili, si può fare lo stesso.

Lo ha deciso la prima Sezione Civile della Corte di Cassazione che ha confermato una sentenza della Corte di Appello di Roma con la quale è stata accolta la domanda di adozione di una bambina proposta dalla partner della madre con questa stabilmente convivente. Un primo via libera era stato dato dal Tribunale per i Minorenni di Roma nell’estate 2014. Decisione confermata, l’anno successivo, dalla Corte d’Appello. Contro la sentenza fece poi ricorso in Cassazione la Procura Generale di Roma, ma la Suprema Corte ha respinto quest’ultima istanza rifacendosi alla legge 184/1983 laddove parla di “adozioni in casi particolari”. Le due donne protagoniste dalla vicenda vivono insieme dal 2003, mentre la bambina è nata in Spagna nel 2009 con la procreazione assistita eterologa.

Secondo i magistrati di Cassazione, la stepchild adoption “prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa, sempre che, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore”.

Immediata la pioggia di critiche proveniente da diverse parti politiche. “La sentenza della Cassazione rende chiaro un accordo per prendere in giro gli italiani, sbandierando lo stralcio dell’adozione gay, mentre con il comma 20 (della legge sulle unioni civili, ndr) si delegava la questione ai tribunali – attaccano la parlamentare di Idea Eugenia Roccella -. Come era facile prevedere, la magistratura è entrata a gamba tesa: a poche settimane dall’approvazione della legge, la stepchild adoption è ormai data per scontata, e così l’utero in affitto, che ne è la logica premessa. Questa sentenza è un primo passo – ammonisce Roccella -. Il successivo arriverà qualche tribunale europeo a sancire che, siccome le nostre unioni civili sono identiche ai matrimoni, allora devono avere gli stessi diritti e doveri, compresa l’adozione”. “Vogliamo rispettare le regole, ma non scorciatoie che umiliano il Parlamento e la volontà popolare – ha rimarcato il senatore Carlo Giovanardi -. Solo le sezioni unite della Cassazione possono evitare che in Italia si determini una situazione a macchia di leopardo con decisioni diverse da Venezia a Messina, diversamente ogni giudice di merito darebbe la sua interpretazione”.

Mentre Paola Binetti di Area Popolare, interna quindi alla maggioranza di governo, spiega: “La Corte di Cassazione fa leva sulla stabilità del vincolo affettivo tra le due donne, ma identifica il supremo interesse della bambina con il desiderio della madre biologica e della sua compagna. Nulla dice delle conseguenze che avrà su questa bambina la mancanza del padre”.

Eppure per sostenere il diritto di ogni bambino ad avere un papà e una mamma il popolo italiano era sceso in piazza in massa, in occasione del Family Day del 30 gennaio. Ma la voce dei cittadini è rimasta inascoltata e uno dei diritti fondamentali dei minori viene ora soppiantato da sentenze forzate e ideologiche. “Una deriva giurisprudenziale” che porta avanti un vero e proprio “processo di sovversione antropologica”. Una deriva che può essere arginata in un solo modo: chiedendo ufficialmente ai cittadini  se, a parere loro, sia opportuno concedere alle coppie omosessuali la possibilità di adottare. Ecco quindi l’urgenza di un referendum per abrogare una parte della legge sulle unioni civili, a partire dal comma 20.

 

Fonti: Il Tempo, Agensir, La Repubblica, Ansa