La verità sui bambini di Goma. Le minacce degli incaricati della CAI alla direttrice dell’Istituto FED “Se un bambino dovesse morire, chi ne risponderebbe?”

gomaDa qualche mese (da dicembre ad oggi) il mio Centro che ospita numerosi bambini orfani e in condizioni di vulnerabilità è oggetto di continui turbamenti arrecati dal sig. Arnold Kahemebe, che si presenta come avvocato insieme al sig. Charles Bashige che lo accompagna e che si presenta come rappresentante dell’organizzazione A.MA.A.MATU o de I Cinque Pani. Ho paura di queste persone e le considero come soggetti che vogliono rapire i miei bambini orfani”.

A parlare è Nafisa Muganga, direttrice del centro FED, Femme et developpement, di Goma, che terrorizzata dalle continue minacce da parte di Kahemebe e Bashige decide il 18 febbraio 2015 di sporgere denuncia al Procuratore generale presso la Corte di Appello del Nord Kivu.

Questo attestano i fatti, supportati da documenti ufficiali, smentendo quanto, invece, è riportato da Fabrizio Gatti nell’articolo de L’EspressoNon liberate quei piccoli” all’interno del numero con copertina ove si legge “Congo, italiani ladri di bambini”, secondo cui i minacciati sarebbero proprio Kahemebe e  Bashige.

Un anno e mezzo di minacce, ricatti e violenze sui mediatori che incassano in silenzio, per non pregiudicare l’operazione di salvataggio” scrive Gatti citando una relazione denuncia dei “due consulenti giuridici incaricati dalla CAI (Commissione Adozioni Internazionali ndr)”.

Ma la realtà è completamente diversa: anzi l’opposto come provano la denuncia e la richiesta di protezione per se stessa e per il proprio orfanotrofio (del 18 febbraio 2015 dalla direttrice del FED alla Procura generale di Goma) a cui fa seguito la registrazione dell’incontro del 20 febbraio 2015 avvenuto tra la stessa direttrice Muganga e gli incaricati della CAI Kahemebe e  Bashige. 

icona-1Andiamo con ordine e ricostruiamo i fatti per come sono andati.

Solo pochi giorni prima della denuncia del 18 febbraio 2015, ovvero il 31 gennaio 2015, un’ordinanza del Presidente del Tribunale dei Minorenni di Goma ordina “agli attori operanti nel settore della protezione dell’infanzia, ai coordinatori e ai direttori e dei differenti centri e istituti di Goma di mantenere la custodia dei minori presso i centri e gli orfanotrofi della nostra (Goma ndr) competenza fino a nuovo ordine”. E chiedealle organizzazioni di diritto straniere che operano nel settore delle adozioni internazionali, di rispettare le leggi e i regolamenti della RDC”.

Nonostante questo, continuano le pressioni esercitate sulla direttrice del Fed che, in linea con l’ordinanza, non può acconsentire al trasferimento dei bambini da Goma a Kinshasa preteso dai due incaricati della CAI.

Secondo quanto, infatti, da lei stessa denunciato “il signor  Charles Bashige ha chiamato la mia assistente sociale al telefono il 17 febbraio 2015 verso le 13” dicendo che “per quanto li riguarda chiederanno l’intervento della Presidenza della Repubblica democratica del Congo per portare  via i bambini orfani adottati che si trovano presso il mio centro”. Nella stessa telefonata “hanno chiesto di incontrarmi – continua la direttrice del centro Fed – e l’appuntamento è stato concordato per venerdì 20 febbraio 2015”.

“Dal mese di dicembre 2014, il Sig. Charles Arnold, il Sig. Charles Bashige e un’ altra persona – continua nella denuncia – , si sono presentati presso il Centro Fed accompagnati da due poliziotti dentro una macchina marca NOAH di colore blu scuro con vetri oscurati; sono persone che io non conosco e a cui non mi lega nessun contatto e volevano portare via i miei bambini. Io ho rifiutato. Hanno continuato ad insistere e sono tornati qualche giorno dopo con delle lettere provenienti dall’Italia dicendo che avrei dovuto consegnarli i bambini affinché li potessero portare a Kinshasa”.

“Sig. Procuratore Generale, ho cominciato ad avere molta paura quando ho avuto notizia che il Sig. Charles Bashige lavora per l’ANR (Agence Nationale de Renseignements, cioè l’Agenzia di Intelligence della Repubblica Democratica del Congo, ndr) – precisa –, ovvero che è un agente di sicurezza. Ho avuto quindi molta paura e mi sono resa conto del grave pericolo che le vite dei miei bambini, quella della mia assistente sociale, e la mia stessa vita stavamo correndo, anche perché la città di Goma fa sempre paura”.

Da qui la denuncia e la richiesta di Muganga alla Procura di Goma di ricevere protezione “per il mio orfanotrofio, per i miei bambini orfani e per la mia persona” chiedendo inoltre il permesso ad effettuare una registrazione audio dell’incontro previsto per il 20 febbraio.

Registrazione, successivamente acquisita come prova nell’ambito del conseguente procedimento giudiziario a carico dei due incaricati e di cui riportiamo gli stralci più importanti.

Se voi aderite alla nostra domanda tanto meglio” iniziano i due incaricati “se no, noi attenderemo le decisioni che verranno dall’alto”.  E così arrivano subito le prime minacce.

Notate, questi bambini sono già degli italiani. Per dire, se un bambino dovesse morire, chi ne risponderebbe? – continuano i due incaricati- E’ sicuro che voi che li curate ne rispondereste. Ti sarà chiesto perché sei stata negligente quando sapevi bene che ti avevamo chiesto di portarli laddove noi possiamo meglio prenderli in carico. Questo sarà un problema per te”.

A questo punto Kahemebe e Bashige precisano il proprio ruolo. “Noi costituiamo solo dei corrieri di trasmissione tra voi, i bambini e i genitori adottivi”…noi non avremo più niente da fare. Tranne il fatto che l’Italia ha considerato che i centri che non vogliono collaborare con lei, li chiamerà in causa.

Noi rappresenteremo la CAI e coordineremo tutte le associazioni italiane in nome della CAI” e subito dopo rincarano la dose “Noi possiamo avere il mandato di rappresentare la CAI qui  e voi, voi siete nostri fratelli e voi rifiutate di ascoltarci, voi non ci facilitate il compito….Facilitateci il compito! Facilitateci il compito!”.

E qui rivelano anche il “risvolto” economico dell’”operazione”.

“Ma la cosa più importante, credo è di guardare lontano – dicono – , di vedere le migliaia che verranno. E sapete, l’Italia è tra i Paesi che adottano molti bambini annualmente al mondo. Gli altri Paesi come Stati Uniti, Belgio, Francia, possono adottare due bambini all’anno. Ma l’Italia arriva fino a un centinaio per anno. Se noi possiamo avere questa opportunità, e considerando che l’Italia ha delle buone relazioni con il Governo e che vuole installarsi regolarmente nel Paese non è una buona cosa (la vostra resistenza ndr)!”

Più bambini sono adottati da loro, meglio noi saremo pagati…. – precisano – Ma se noi non vediamo questo, distruggeremo la nostra propria opera e la CAI dirà ‘…Fed noi non prendiamo bambini da voi, andremo ad adottare altrove

Il quadro va così definendosi sempre più. “Si è convenuto – rivelano incautamente –  di pagarlo (il presidente del tribunale ndr) su ogni ordinanza 50 dollari per trasferire un bambino a Kinshasa. L’indomani noi siamo tornati con i soldi, il presidente ha cambiato posizione. Questo significa che gli altri hanno dato più di questo. Ha preferito mangiare di più”.

Che ci dica allora quanto vuole che lo paghiamo affinchè vada a vedere a Kinshasa” cercano così di concludere e tagliare corto i due incaricati della CAI.

 Sulla base di questi fatti la Procura di Goma ha avviato un’indagine il 28 febbraio 2015.