L’abbandono: la fabbrica dei care leaver, dove l’adozione è solo un miraggio

Come Amici dei Bambini interviene in Marocco e Kenya per dare un futuro a adolescenti e giovani abbandonati #Continuiamodaibambini

Il care leaver è colui che lascia il sistema di cura, come definito anche a livello internazionale. I giovani care leaver sono minorenni “fuori famiglia” che, divenuti adulti al compimento della maggiore età, sono usciti (o sono in procinto di uscire) dal sistema di tutela statale. I care leaver quindi, nella delicata fase di transizione verso la vita autonoma, si trovano ad affrontare le sfide che la vita adulta impone loro, assolutamente soli. Sono ragazzi che sono arrivati in istituto e vi sono cresciuti, fino a ritrovarsi nelle condizioni di dover uscire per raggiunti limiti di età, previste e definite dalle diverse leggi nazionali. I ragazzi che sono in istituto vivono spesso l’uscita da questo sistema di protezione come un “secondo abbandono”, altri invece – al contrario – sentono il desiderio di chiudere al più presto l’esperienza in istituto, ma si accorgono solo dopo essere usciti di quanto sia difficile costruirsi una “vita” fuori, senza aver ancora conosciuto la realtà esterna e le sue sfide. Che il desiderio di uscire dall’istituto prevalga o meno sulla paura di farlo, il momento comunque arriva per quasi tutti loro, prima che siano effettivamente pronti per lasciarsi alle spalle la tutela statale.

Crescere in istituto e senza una famiglia stabile per molti anni comporta, infatti, una maggiore difficoltà verso scelte autonome, una minore autostima, una più scarsa rete di relazioni e quindi maggiori rischi di esclusione sociale. In più non mancano gli ostacoli: trovare un lavoro stabile e una casa, far fronte a specifici obblighi amministrativi ad una età inadeguata ingenera una maggiore pretesa di indipendenza che tuttavia può rimanere delusa o disattesa.

Oltre all’abbandono subito, vissuto, vi è anche il fardello di una vita passata in un istituto che non può garantire la dimensione affettiva, ma che spesso è carente anche nel fornire sufficienti stimoli dal punto di visto educativo e della crescita personale.

Il modello istituzionale/istituzionalizzante, secondo gli studi valido per tutte le realtà di istituto nel mondo,  è ancorato principalmente a un’idea del contesto di accoglienza come reclusivo/punitivo e a un’idea di educatore come rappresentante di un ruolo professionale che ne determina la superiorità gerarchica sui minorenni, con i quali le comunicazioni sono povere e di tipo verticale e dove può imperare la logica della sopraffazione/esclusione del più “debole”.

Ai.Bi. – Amici dei Bambini ha da anni deciso che l’intervento in supporto di questi ragazzi più grandi che hanno vissuto l’abbandono negli istituti del mondo, fossero una priorità, alla luce del fatto che gli stessi istituti nei quali sono cresciuti, seppur nati con velleità diverse, costituiscono ancora luoghi di nuovo e ripetuto abbandono.

Abbandono e care leaver: l’impegno di Ai.Bi. in Marocco

In Marocco Ai.Bi. è impegnata in un progetto per il Ministero della Famiglia, della Solidarietà, dell’Uguaglianza e dello Sviluppo Sociale, con cui sta mettendo a punto il protocollo di presa in carico dei care leaver a livello nazionale e che consentirà un primo intervento su oltre 2000 ragazzi e ragazze dai 16 ai 18 anni su 5 provincie marocchine. L’intento è di inserire e formare nuove figure professionali specifiche che si occupino dell’inserimento sociale e lavorativo dei care leaver.

Abbandono e care leaver: l’impegno di Ai.Bi. in Kenya

Progetto diverso sarà condotto in Kenya, dove Ai.Bi. sta supportando, con il supporto della Provincia Autonoma di Bolzano, quella fascia di minorenni che sta per diventare care leaver. È necessario in quel contesto intervenire sui minori fino dai 12 anni dando loro stimoli e strumenti perché possano prima possibile essere preparati al momento dell’uscita dal sistema di tutela. Verrà fornito supporto e formazione a 14 operatori di alcuni centri di accoglienza su metodologia specifiche per poter poi fornire assieme supporto psicologico ed educativo ai 110 ragazzi e alle ragazze target. L’obiettivo resta far sviluppare in loro autostima, talenti più o meno espressi, coscienza e consapevolezza per prepararli a staccarsi dal contesto dell’istituto da cui sono completamente dipendenti.

Con la campagna “#Continuiamodaibambini. L’accoglienza non si ferma”, anche tu puoi fare la tua parte per accompagnare questi ragazzi verso un futuro migliore del loro passato.

Dona subito: https://www.aibi.it/ita/continuiamo-dai-bambini/