L’accoglienza dei richiedenti asilo, tra rigidità di bilancio e silenzi Ue

ACCOGLIENZAGli sbarchi sulle coste italiane non si fermano, i richiedenti asilo aumentano di giorno in giorno. E il Ministero dell’Interno annaspa mentre il nostro sistema di accoglienza è al collasso.

Nel 2013 sono stati 43mila i migranti approdati sulle nostre coste e nei primi 3 mesi del 2014 ne sono già arrivati altri 10.724. Ma notizie di intelligence parlano di altri 90mila siriani già arrivati in Libia: i primi di un intero popolo di 900mila persone in movimento dal Medio Oriente verso l’Europa.

“Quest’anno ci aspettiamo un numero di sbarchi uguale o anche superiore a quello dell’anno scorso – annuncia Domenico Manzione, sottosegretario del Ministero dell’Interno che segue la questione dei rifugiati –. Ci sono a disposizione circa 20mila posti che nel 2014 saliranno a 30mila. Ma sono pieni. La settimana scorsa, dovendo piazzare 5mila persone sbarcate in pochi giorni, il ministero ha fatto ricorso alle prefetture chiedendo di assorbire 40/50 profughi ciascuna”.

Un metodo che però non piace al Terzo Settore che a fine marzo hanno firmato una lettera aperta. Le associazioni avrebbero infatti preferito che i nuovi arrivati fossero smistati nel sistema Sprar, che si appoggia agli enti locali piuttosto che alle prefetture. Anche l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in un’audizione in Parlamento, ha auspicato che il governo italiano intervenga al più presto con un piano per il 2014 che preveda anche il finanziamento della rete Sprar”.

Per fare questo, però, il Viminale dovrebbe fare i conti con le rigidità di bilancio. Lo Sprar deve essere finanziato dal Ministero dell’Economia e nel 2014 costerà 230 milioni di euro: i fondi non sono ancora arrivati e per garantire accoglienza si raschia il fondo del barile dei bilanci delle prefetture.

Per rimediare a questa situazione, il governo sta studiando alcune soluzioni strutturali. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha proposto di aumentare il numero delle commissioni ministeriali che devono stabilire se ogni richiesta di asilo sia fondata o no. Attualmente il richiedente può attendere fino a un anno per avere una risposta e, nel frattempo, non ha documenti sufficienti per muoversi in Europa. Durante questo lungo periodo, i suoi vitto e alloggio sono a carico dello Stato italiano. Con più commissioni i tempi si ridurrebbero a 6 mesi e si dimezzerebbero anche i relativi costi. Inoltre, il richiedente asilo avrebbe diritto a un permesso di soggiorno valido per l’area Schengen e potrebbe raggiungere i parenti in giro per l’Europa. Una seconda proposta del governo riguarda l’attivazione tanto attesa da parte dell’Unione Europea di una missione che possa sostituire la nostra Mare Nostrum. Subito dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, molti governi del Nord Europa sembravano attivarsi, ma dopo mesi non si è mosso ancora nulla. Manca sempre da Bruxelles un piano di redistribuzione tra i 28 Paesi dell’Ue dei profughi sbarcati in Italia e che qui non vogliono restare.

Il continuo aumentare degli sbarchi dimostra il fallimento della strategia europea di contenimento dei flussi delegato ai libici attraverso gli accordi stretti con il traballante regime del dopo-Gheddafi. Rapporti americani sostengono che il traffico di uomini sia esclusivamente nelle mani di mafie italiane, africane e gang locali. Le testimonianze dai centri di detenzione denunciano celle stipate, torture e abusi sui migranti, ai quali basta pagare un riscatto per riprendere il viaggio della disperazione.

Tocca all’Italia, che il primo luglio assumerà la presidenza dell’Ue, rilanciare con forza il tema e imprimere una vera svolta a Bruxelles.

 

Fonti: San Francesco.org, Avvenire