L’adozione internazionale al tempo del Covid. Un’attesa che ogni giorno si nutre di tanta speranza

Famiglia, così ci sentiamo quando finalmente arriva l’abbinamento e ci appare la foto della bambina, nostra figlia e, con lei, la consapevolezza che in realtà lo è sempre stata, anche se fino a quel momento non lo sapevamo…

L’attesa di essere famiglia. L’attesa di poter abbracciare per la prima volta la propria figlia. La gioia incontenibile nel cuore. I timori di esserne all’altezza. L’impazienza di poterla portare a casa, nel proprio nido, in quello che sarà per sempre il suo rifugio. Il conto alla rovescia per la partenza e poi il coronavirus a bloccare tutto, a prolungare i tempi dell’attesa, ma ogni bambino non ha diritto ad avere una famiglia?

Se lo chiedono Giacomo e Lucia ( nomi di fantasia), una coppia che ha deciso di intraprendere il meraviglioso percorso dell’Adozione Internazionale con Ai.Bi. e che attende di poter partire, appena l’emergenza sanitaria lo permetterà, per conoscere la propria figlia.

Queste le loro emozioni. Questa la loro storia di amore,  di fiducia e  di attesa…

L’adozione internazionale è prepararsi ad accogliere, 

è competenze, è attesa, è donarsi completamente a una nuova vita, è amare incondizionatamente…

Tutto il cammino di acquisizione di competenze e di formazione, che inizia nel momento in cui emerge la consapevolezza che nel nostro cuore, al di là delle privazioni e delle sofferenze che la vita passata può averci riservato, c’è sempre stato un posto dedicato ad accogliere, amare e crescere il nostro bambino, è sempre in continuo accrescimento e tale percorso di crescita e arricchimento si sovrappone alle altre fasi, all’attesa in tutte le sue sfaccettature.

Attesa è quando prepariamo i documenti per dare la nostra disponibilità all’accoglienza al Tribunale dei minorenni.

Attesa è quando aspettiamo di incontrare i servizi che ci devono esaminare e siamo pronti a raccontare ogni parte di noi, anche le più intime, le più personali, anche quelle che fanno male; perché sappiamo che è giusto

nell’interesse del bambino che ci stiamo predisponendo ad accogliere.

Attesa è quando attendiamo la chiamata dei giudici onorari a cui spetta l’ultima valutazione prima della sentenza, prima che il giudice dichiari le nostre competenze e la nostra idoneità all’adozione.

Ma l’attesa più grande, quella che quasi non fa contenere il cuore nel petto, è quella dell’abbinamento, la chiamata degli “angeli di Ai.Bi.”, che ci conoscono e con impegno e dedizione abbinano il bambino ad una nuova famiglia.

Famiglia, così ci sentiamo quando finalmente arriva l’abbinamento e ci appare la foto della bambina, nostra figlia e, con lei, la consapevolezza che in realtà lo è sempre stata, anche se fino a quel momento non lo sapevamo.

Il tempo scorre e tutto ormai ruota intorno a questo progetto di famiglia, intorno a questa meraviglia che i nostri occhi non riescono a smettere di guardare e adesso, davvero, sembra che il cuore non riesca a contenere tanta gioia, tanta bellezza, e ringraziamo per questo privilegio.

Ci predisponiamo per la partenza e quasi riusciamo a toccare con mano il giorno in cui incontreremo la nostra bambina, ci chiediamo se saremo all’altezza di essere i suoi genitori, se gli piaceremo; nella nostra testa mille quesiti si sovrappongono e speriamo di sperimentare tanta bellezza al più presto, fino a quando un terribile virus, improvvisamente, arresta tutto e ci fa cadere nell’angoscia più profonda, un incubo che sembra ingoiarci insieme al progetto di famiglia, tutto aggravato dall’impotenza, dalla consapevolezza che, per quanto cerchiamo di scrivere e scrivere e scrivere e scrivere a tutte le funzioni che si occupano di adozione internazionale, alle più alte cariche politiche…, non possiamo fare niente, dobbiamo solo aspettare.

L’attesa. Di nuovo.

Ed ecco di nuovo l’attesa che questa volta assume una connotazione più gravosa, perché sappiamo che la nostra bambina che oggi potrebbe essere a casa con i suoi genitori, è ancora in istituto, privata ancora una volta degli affetti più cari, quelli che dovrebbero essere scontati e certi nella vita di ogni bambino, ma che per molti di loro è un dono prezioso, a volte irraggiungibile, un privilegio che, per la nostra e per tanti altri bambini, oggi tarda ad arrivare …

E noi che comprendiamo la gravità di questo virus, la brutalità con cui attacca le persone, l’alone di incertezza che avvolge tutti noi, le decisioni prese dai Paesi per cercare di garantire la sicurezza e la salute a livello internazionale, non riusciamo a distogliere il pensiero da un assunto che non dovrebbe mai venir meno:

“IL DIRITTO DI OGNI BAMBINO ALLA FAMIGLIA”

sappiamo che questa è una priorità e che come tale non può essere lasciata indietro ma deve essere curata e assicurata alla pari delle altre emergenze, sanitarie, sociali, economiche… e, ci vien da dire, anche di più!

Ma la nostra bambina, che è da un’altra parte del mondo e ancora forse non sa niente di noi, ci aiuta a non perdere la fiducia nelle istituzioni e, con il supporto dell’ente che ci rappresenta, ci rende più forti e sempre più determinati, con la consapevolezza sempre viva che ce la faremo, che la nostra bambina ce la farà.

Con tutta la forza attendiamo che di nuovo arrivi il giorno in cui si possa finalmente partire e l’attesa assuma una nuova connotazione, quella più bella, quella che ci porterà un passo avanti verso quel dono vicendevole che è l’adozione.