Fare un lascito a una “vera non profit”. Come riconoscerla?

Sono tante le associazioni e le ONG attive in Italia e nel mondo. Ma come si possono riconoscere quelle maggiormente affidabili così da scegliere loro come destinatarie, per esempio, di una eredità?

Buongiorno, sto redigendo il mio testamento e vorrei fare un lascito di parte del mio patrimonio a un’Associazione non profit che si occupa di bambini. Anche solo cercando in rete se ne trovano molte, attive in Italia, come faccio per distinguere quelle con le maggiori garanzie di affidabilità nel gestire i fondi che ricevono e che riceveranno con la mia donazione?

Il mondo degli enti non profit è molto complesso, a maggior ragione dal momento in cui è entrata in vigore la riforma del Terzo Settore che, pur con l’obiettivo di riordinare il “mare magnum” dei tanti enti senza scopo di lucro o che tali si dichiarano, ha fissato nuovi criteri che in parte devono ancora essere integrati e attuati del tutto da norme riguardanti l’aspetto fiscale che si attendono per l’inizio del 2024.
È da considerare, per esempio, che finora nessuna norma, prima della riforma, aveva mai imposto agli enti senza scopo di lucro di sottoporsi a delle verifiche di bilancio. D’altra parte non vi erano standard univoci circa il rapporto tra donazioni ricevute e utilizzo dei fondi in progetti – dunque a beneficio diretto delle categorie di persone o comunque allo scopo individuati nello Statuto – oppure in spese “generali” di supporto per l’esistenza stessa dell’Ente.
Altro profilo critico che incide sui costi di struttura è quello relativo agli stipendi dei lavoratori: ci sono naturalmente, come in ogni settore lavorativo, dei contratti collettivi che tutelano i lavoratori con la previsione di compensi minimi, ma da lì all’applicazione di compensi superiori o analoghi a quelli del settore “profit” tutto poteva succedere…
Infine, ancora, il criterio, previsto dalla legge, secondo cui il presiedente e i membri del Consiglio Direttivo di un’Associazione devono essere volontari, non potendo percepire stipendi né indennità, vale per alcuni tipi di enti ma non per tutti quelli che operano nel settore sociale.

I cambiamenti apportati dalla Riforma del Terzo Settore

Oggi, dopo la riforma del Terzo settore, si va verso un’epoca in cui speriamo possa essere può facile orientarsi nel comprendere quali Enti diano maggiore affidabilità.
È stata vietata “la distribuzione, anche indiretta, di utili e avanzi di gestione, fondi e riserve», ovvero «la corresponsione ad amministratori, sindaci e a chiunque rivesta cariche sociali di compensi individuali non proporzionati all’attività svolta, alle responsabilità assunte e alle specifiche competenze o comunque superiori a quelli previsti in enti che operano nei medesimi o analoghi settori e condizioni», facendo eccezione solo i settori sanità, ricerca scientifica e università.
La riforma ha obbligato a usare trasparenza a partire dalle informazioni disponibili sui sito internet dell’Ente sia sullo Statuto che sui bilanci, e lo stesso per l’aspetto degli stipendi e compensi applicati.
È stato inoltre reso obbligatorio per Enti che superano un certo ammontare del bilancio, il sottoporsi a verifiche contabili da parte di organismi o professionisti abilitati.

I parametri da sempre rispettati da Ai.Bi.

In attesa che la riforma sia attuata in pieno, quello che possiamo dire è che Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini già molti anni prima che i criteri indicati fossero obbligatori li ha messi in opera: trovate sul sito i bilanci consuntivi e i bilanci sociali sin dall’anno 2002, e da tanti anni l’Associazione si sottopone volontariamente, pur non essendovi obbligata, alla revisione contabile del proprio bilancio da parte di un organismo esterno e certificato di revisione.
I compensi dei lavoratori di Ai.Bi. sono sempre stati rispettosi del criterio che oggi è stato reso obbligatorio per tutti: non sono previsti contratti da dirigenti e i compensi per i lavoratori dipendenti rispettano il criterio del rapporto “uno a otto, da calcolarsi sulla base della retribuzione annua lorda”.
In aggiunta, sempre volontariamente, esistono varie altre certificazioni che possono essere prese in considerazione dai donatori nella scelta dell’Ente cui voler destinare un lascito solidale: così è, per esempio, il “Family audit”, la certificazione del rispetto dei diritti delle famiglie nel trattamento dei lavoratori che Ai.Bi. da diversi anni ottiene.
Per informazioni in dettaglio su questi e altri criteri visita il sito o contattaci con ogni domanda utile all’indirizzo lasciti@aibi.it