Legge 149/2001: l’autoaccusa del governo- l’affido è fallito!

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali (On. Sacconi) e il Ministro della Giustizia (On. Alfano) hanno trasmesso alla Presidenza della Camera dei Deputati, lo scorso 1 settembre, la relazione sullo stato di attuazione della legge 28 marzo 2001, n. 149, concernente «modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori, nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile», adempiendo così a quanto previsto dall’art. 39 delle legge stessa.

Obiettivi della relazione erano la “ricognizione” e la “comprensione” delle pratiche di accoglienza realizzate nell’ultimo decennio in favore dei bambini e ragazzi appartenenti a famiglie in difficoltà.

Alcune norme della legge 149 non hanno mai trovato attuazione: così quella che rendeva obbligatoria la creazione della banca dati per i minori adottabili e quella che imponeva la “regolamentazione” della figura del “difensore d’ufficio” del minore. Una analisi critica sulla raccolta dei dati informatici nella materia minorile ha condotto il Governo a riconoscere formalmente la “necessità di costruire un adeguato sistema informativo sui minori fuori famiglia”.

La relazione evidenzia anche altre carenze e contraddizioni che investono l’intero mondo delle misure di protezione dell’infanzia. L’affidamento, ad esempio, che era pensato dalla legge come misura temporanea si è rivelato essere fallito: circa il 57% dei minori accolti nelle diverse strutture affidatarie (famiglie o comunità), vi soggiorna per un periodo superiore a due anni e addirittura il 37% vi “sosta” per più di quattro anni. L’affidamento viene quindi utilizzato ben oltre i limiti della “eccezionalità” che la legge indica. Più in generale, si è registrato in Italia un aumento degli allontanamenti dalle famiglie d’origine, con un incremento del 28% degli affidamenti familiari e strutture d’accoglienza.

Il Governo ammette quindi il fallimento di una legge che era pensata proprio per contrastare le forme di allontanamento dei bambini dai propri genitori, per ridurre il numero dei bambini in comunità e per inserirli tutti in una famiglia nuova e definitiva. La relazione identifica anche alcune “cause” del fallimento esterne ai “difetti” della legge stessa: sono ancora troppo scarse la cultura e le politiche di “prevenzione” e troppo poche le risorse economiche destinate in generale alle politiche del “welfare”.

L’esigenza adesso – questo è il segnale positivo dell’autodenuncia del Governo – è quella di “ripartire stabilendo una nuova cornice, reinvestendo risorse e affrontando le criticità emerse”. Il rilancio delle politiche di cura e di accoglienza dei bambini e delle loro famiglie – confessa lo stesso Governo – non può che tenere presenti le lezioni apprese da quasi un decennio dall’approvazione della 149.