L’eterno dramma dei rifugiati: 65,3 milioni solo nel 2015. Papa Francesco rinnova l’appello ai cristiani: “Dobbiamo incontrarli, accoglierli, ascoltarli”. Ma in Niger 20 bambini muoiono di sete abbandonati dai trafficanti

mammabambino200Il 2015 ha stabilito uno dei record più drammatici della storia: quello delle persone che hanno dovuto lasciare la propria casa e la propria terra per fuggire da guerre, persecuzioni, torture, pulizie etniche e stupri di massa. Sono state 65,3 milioni: più degli abitanti dell’Italia. Mai così tanti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e 6 milioni in più rispetto all’anno precedente. In media, 24 persone al minuto diventano rifugiati. E – dramma nel dramma – oltre la metà sono minori. A fronte di un Europa che fatica a mettersi d’accordo sulle modalità di accoglienza, più dell’86% dei profughi si trova in Paesi a reddito medio-basso. “Oggi viene messa alla prova la volontà delle nazioni di lavorare insieme non solo nell’interesse dei rifugiati, ma nell’interesse umano collettivo, ha dichiarato Filippo Grandi, dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, che si celebra ogni anno il 20 giugno.

Un messaggio preceduto, domenica 19, da papa Francesco che, nel corso dell’Angelus in piazza San Pietro, ha rinnovato il suo appello all’impegno e all’accoglienza. Rilanciando il motto dell’Onu “with refugees”, il Pontefice ha spronato i cristiani di tutto il mondo ad assumere ogni giorno la “croce del proprio dovere” e della “disponibilità” verso gli ultimi. “I rifugiati sono persone come tutti – ha detto il Papa -, ma alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici. Le loro storie e i loro volti ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire la pace nella giustizia. Per questo vogliamo stare con loro: incontrarli, accoglierli, ascoltarli, per diventare insieme artigiani di pace secondo la volontà di Dio”.

Il numero di queste “persone come noi” in cerca di accoglienza, nel 2016, continua ad aumentare. Solo nei primi 3 mesi dell’anno, le richieste di asilo presentate ai Paesi europei sono state 287.085, di cui 22.335 in Italia.

Purtroppo, però, non ci sono solo i profughi che arrivano e che cercano accoglienza. Ci sono anche troppe persone la cui fuga dall’inferno finisce con la morte. Nei primi mesi del 2016 le vittime dei viaggi della disperazione sono aumentate del 30% rispetto al 2015. “In mare, un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore ogni anno – ha detto Grandi -. Sulla terraferma, per persone che fuggono dalle guerre trovano la loro strada sbarrata dai confini chiusi”.

Proprio sulla terraferma hanno trovato la morte 20 bambini, i cui corpi sono stati trovati insieme ad altri 14 cadaveri, a pochi chilometri dal confine tra Niger e Algeria. Abbandonati dai loro trafficanti, tra le tremende dune sabbiose del Sahara. Sarebbero morti di sete, nel tentativo di raggiungere il centro abitato più vicino. Uno dei tanti casi in cui i trafficanti, dopo aver raccolto il denaro, lasciano i loro “clienti” nel mezzo del nulla, a molti chilometri di distanza dalla meta promessa, riservando loro la fine più atroce. Per la sola “colpa” di provenire da zone quali la Nigeria, il Camerun, il Ciad e il Niger, dove gli jihadisti di Boko Haram si stanno espandendo a macchia d’olio.

Oggi la rotta più battuta dai disperati in cerca di accoglienza è quella che va dalla Libia alla Sicilia, attraverso Lampedusa, ma sono in aumento le partenze dall’Egitto. Solo nell’ultima settimana di maggio sono stati 13mila i migranti salvati nel Mediterraneo. Viaggiavano, come tutti gli altri che tentano di approdare sulle coste europee, a bordo di pescherecci ridotti a relitti, con motori mal funzionanti, stracarichi di persone.

Per dare una giusta accoglienza alla parte più fragile di questo “popolo in fuga”  – minori stranieri non accompagnati, donne sole con bambini, famiglie con figli piccoliAmici dei Bambini porta avanti il progetto Bambini in Alto Mare. Attraverso la promozione dell’affido familiare per i giovanissimi migranti soli e la realizzazione di piccole strutture di accoglienza che salvaguardino la dimensione familiare, Ai.Bi. è riuscita, con l’aiuto dei suoi sostenitori, a dare una degna ospitalità a centinaia di rifugiati e richiedenti asilo che ora possono coltivare la speranza in un futuro di pace.

 

Fonti: Avvenire, La Repubblica, Redattore Sociale