Lettere al Direttore: «Burocrazia, il potere di rallentare tutto»

Adriana scrive:

Ho partecipato al sondaggio di Ai.Bi., sulle cause del calo di richieste di adozione. Sinceramente, ero indecisa sulla risposta. Ho scelto la prima opzione (costi troppo elevati), poiché credo che l’adozione internazionale sia diventata un lusso per il ceto medio-alto; chi invece, come me, vive con lo stipendio da dipendente, deve fare i doppi salti mortali per risparmiare a più non posso, pur di avere la possibilità di “salvare” un bimbo dallo stato di abbandono.

Poi c’è la burocrazia, che ha il potere di rallentare tutto. Quanto tempo prezioso buttato via, nell’attesa di una notifica, di un decreto di idoneità, di una risposta. Per anni si aspetta, nel limbo, che arrivi il momento di accogliere tra le tue braccia un bimbo, che non aspetta altro. Non vorrei apparire come pessimista, ma purtroppo questi sono dati oggettivi e si spera solo in un radicale cambiamento.

 

Cara Adriana,

ha ragione. L’adozione internazionale ha un costo elevato, sembra quasi adattata a una minoranza. Anche se Ai.Bi. è già qualche anno che sta chiedendo che diventi gratuita (attraverso l’abbattimento della trafila procedurale, che mette le coppie aspiranti in mano ai Tribunali per i Minorenni e ai Servizi Sociali), ciò che davvero servirebbe, cara Adriana, è di fare squadra tra Enti autorizzati, per adottare la gratuità dell’adozione.
Ed è vero quanto da lei scritto a proposito del limbo, cioè l’imprevedibilità dei tempi dell’attesa: in Italia ci si riempie spesso la bocca per dire: stiamo dalla parte dei bambini. Giusto, ma poi che cosa si va a fare per i bambini? Specialmente quando ci sono casi di coppie che hanno dovuto aspettare dai due ai tre anni, in questa anticamera. Quanti bambini si potrebbero adottare, durante tutto quel tempo? È vero dunque che la burocrazia lavora contro il diritto dei bambini a essere figli.
Cara Adriana, la risposta concreta che Ai.Bi. vuole dare alla sua speranza di un cambiamento radicale è di modificare la legge, per tagliare drasticamente i tempi d’attesa e gli sperperi di denaro. Le facciamo leggere questa testimonianza: due genitori adottivi, che hanno viaggiato fino a Belem per vedere il loro meraviglioso figlio per la prima volta. “L’incontro è stato meraviglioso. Il bambino, 8 anni, ha ricevuto i genitori con le braccia aperte e con un sorriso che sembrasse conoscersi da tanto. Ha detto che era molto contento, perché era da tanto che chiedeva a Dio e aspettava una mamma e un papà”. A lei, Adriana, diciamo ciò che Ai.Bi. vorrebbe dire a ogni mamma che vuole farsi adottiva: sempre e comunque, non perda mai la speranza. Là, da qualche parte, un bambino la sta aspettando e sta pregando per lei.