Lettere al Direttore: “Idoneità e Tribunali: attacchi troppo politicizzati”

Carissimi di Ai.Bi.,

Oggi se sono padre devo ringraziare anche voi. Il grazie è reale e sentito al punto che ho dato ad alcuni vostri operatori la massima disponibilità per collaborare nella vostra opera.

Nonostante ciò, relativamente alla pubblicazione di questo frammento di notizia, palesemente dal gusto polemico, devo affermare che ancora una volta trovo gli affondi del “nostro” presidente troppo “politicizzati” e fin troppo carichi della presunzione di avere tra le mani la soluzione del problema degli abbandoni dei minori indicando, e lo fa spesso, chi sono i “buoni” e chi sono i “cattivi”!

Ma da dove partire allora? Innanzitutto dalla realtà che non è “ostile” all’uomo, il quale ha il dovere di adattarla, indirizzarla, plasmarla verso un ideale più alto. Tradotto in termini più concreti dico: vogliamo proprio partire dalla considerazione che un giudice abbia tutta lo scopo, in nome di un principio astratto, di “bocciare” una coppia? O piuttosto che quello dei colloqui per l’idoneità sarà uno dei momenti in cui la coppia metterà a fuoco tutte le sue convinzioni?

Infatti il percorso della genitorialità adottiva è fatto di momenti – personali e di coppia – in cui oltre alla condizione necessaria di avere una “apertura di cuore” (come afferma non solo il presidente Griffini) occorre anche quella sufficiente di “ragionevolezza”, direi, nell’ affrontare la dura storia del bambino adottato.

Perché un bambino adottato non è proprio uguale ad un bambino naturale: i figli adottati, questo sì, sono uguali ai figli naturali!

Addirittura Ai.Bi. chiede di accettare un bambino “purché sia” (imporre alla coppia, senza contrattazione, il paese, vuol dire richiedere di accettare bambini che possono arrivare da qualunque tessuto sociale e dramma culturale)! E questo non vuol dire essere “pre-giudicati” dall’ente? Io e mia moglie abbiamo avuto una trafila favolosa con il tribunale ma poi… Tac! Dovevamo rispondere ai “criteri” dell’ente.

Solo accettando esistenzialmente questa verità, stando di fronte alla realtà delle cose, certi che il nostro desiderio avesse già trovato risposta da qualche parte nel cuore di qualche bambino, siamo andati da Ai.Bi. e, partendo proprio da una diffidenza dovuta a visioni di vita diverse, ci siamo conosciuti e abbiamo realizzato il sogno di una coppia (noi) e di un bambino: mio figlio.

Grazie!
Antonio
 

Carissimo Antonio,

ricambio il suo ringraziamento. Molto semplicemente le risponderei così. È proprio alla luce della realtà – e dell’esperienza – che, riflettendo sul percorso adottivo da proporre a due futuri genitori, ci accorgiamo di quanto non sia compito dell’autorità giudiziaria accompagnare le coppie nel cammino dell’idoneità. Abolire l’idoneità dalle competenze dei tribunali non vuol dire cancellare le occasioni di irrobustire né di verificare la propria motivazione. Vuol dire trasferirla a chi la può valorizzare con adeguati strumenti di supporto psicologico e sociologico, anziché stroncarla. Affinché nessuna coppia sia mai più scoraggiata.

Siamo d’accordo che il percorso della genitorialità adottiva è fatto di momenti personali e di coppia e che le motivazioni vanno non solo tenute presenti, ma approfondite. Comunque, se si parla di storie dei bambini adottati, Ai.Bi. è convinta che vadano curate in prima persona dagli enti autorizzati, che quotidianamente sono in contatto con i paesi dai quali provengono i nostri figli.