Lombardia. Il Consiglio di Stato boccia il ticket sull’eterologa: “Discriminatorio verso le coppie sterili”. Così l’adozione internazionale resta l’unica cenerentola

consiglio di stato1Come volevasi dimostrare, l’adozione internazionale è diventata la cenerentola tra le diverse possibilità di avere un figlio. È rimasta infatti l’unica forma di genitorialità a pagamento.

A costringerla a questo triste ruolo è stata, di fatto, una decisione del Consiglio di Stato che, mercoledì 21 luglio, ha stabilito che la fecondazione eterologa deve essere gratuita anche in Lombardia, regione il cui governo aveva invece imposto un ticket a questa modalità procreativa.

Nel 2014, infatti, dopo che la Corte Costituzionale rimuove il divieto di eterologa previsto dalla legge 40, il Pirellone decide di porre i trattamenti a carico delle coppie. Negli ospedali lombardi, sia pubblici che privati, le terapie sarebbero costate dai 1.500 ai 4mila euro. Una decisione che non piace all’associazione Sos Infertilità Onlus che presenta ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia. Nel 2015 il Tar dà torto alla Regione bollando come “discriminatoria” la decisione della giunta Maroni di far pagare le terapie agli aspiranti genitori. A quel punto l’amministrazione regionale lombarda si rivolge al Consiglio di Stato, ricevendo però un nuovo diniego. “La determinazione regionale di distinguere la fecondazione omologa (gratuita per le coppie, ndr) da quella eterologa – si legge nelle motivazioni della decisione presa il 21 luglio -, finanziando la prima e ponendo a carico degli assistiti la seconda, non risulta giustificata”. In questo modo, infatti, per il Consiglio di Stato, si realizzerebbe una disparità di trattamento lesivo del diritto alla salute delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute”. “Esigenze finanziarie da parte dell’amministrazione – si rimarca – non possono indurla a discriminare”.

Rassegnato il commento dell’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera: “Rispetteremo la legge: a settembre, non appena verranno approvati i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), porteremo in giunta una delibera che recepirà le indicazioni dei giudici”.

È evidente, però, che la decisione del Consiglio di Stato, basata sul voler rimuovere una discriminazione, ne svela invece un’altra ancora più grande. Non essendo più a pagamento l’eterologa, l’unica forma di genitorialità per cui le coppie devono sborsare di tasca propria resta l’adozione internazionale. Di quanto siano discriminate le coppie adottive al Consiglio di Stato evidentemente non interessa. Anche se, tra le tante cause dell’attuale crisi dell’accoglienza adottiva in Italia, ci sono sicuramente anche gli alti costi delle procedure.

Oltre al danno, la beffa quindi. Perché, come se non bastasse il fatto che gli unici aspiranti genitori costretti a sostenere forti spese sono ormai solo quelli adottivi, non dobbiamo dimenticare che questi ultimi non ricevono da anni neppure i rimborsi a cui avrebbero diritto per coprire almeno in parte gli esborsi effettuati. Le procedure di rimborso delle spese per l’adozione internazionale, infatti, sono ferme alle coppie che hanno adottato nel 2011. Nonostante le risorse per completare questi rimborsi ci siano, come spiegato dalla neopresidente della Commissione Adozioni Internazionali Maria Elena Boschi, smentendo quanto detto in precedenza dalla vicepresidente Silvia Della Monica, secondo cui non vi erano fondi a disposizione.

Una doppia discriminazione, quindi, che non fa altro che frustrare ogni tentativo di ridare impulso a un settore, quello dell’adozione internazionale, sempre più abbandonato.