Malawi, Kenya, Romania: quando le leggi ostacolano le adozioni

Le pagine di cronaca parlano ancora della battaglia di Madonna per adottare il secondo figlio in Malawi. Madonna, la cui richiesta di adozione della piccola Mercy James è stata respinta da un giudice in Malawi, intende costruirsi una casa nel paese africano. In questo modo potrebbe risiedere localmente abbastanza a lungo da avere il diritto di adottare Mercy.

Aldilà della vicenda personale della cantante, sarebbe necessario puntare l’attenzione sulle “distorsioni” di leggi che dovrebbero tutelare i diritti dei minori abbandonati, ma di fatto ostacolano la loro accoglienza in famiglia.

Il Malawi, finito sulle pagine dei giornali per il caso di Madonna, rappresenta un caso emblematico: la legge locale stabilisce che un’aspirante famiglia adottiva deve risiedere nel Paese almeno 18 mesi prima di poter ottenere l’adozione. Una corsa ad ostacoli non solo per la cantante, ma soprattutto per qualsiasi coppia che si deve districare con i permessi dal lavoro e la gestione della vita familiare.

Eppure sono migliaia i bambini che vivono nel Paese e nel continente senza una famiglia. Il numero di bambini che hanno perso i genitori a causa dell’Hiv dà già l’idea della gravità del fenomeno: sarebbero 4 milioni gli orfani dell’Aids secondo le stime di Unicef. Sono bambini provati dal dolore della perdita dei genitori e da condizioni di vita troppo dure per la loro tenera età. Avrebbero bisogno di leggi che si mettano dalla loro parte e garantiscano un presente sereno e un futuro dignitoso, facilitando l’accoglienza familiare. Al contrario esistono ordinamenti come quello del Malawi o del Kenya che aggiungono ulteriori ostacoli al già complesso percorso adottivo.

In Kenya sono quasi due milioni e mezzo gli orfani; negli ultimi anni il numero dei bambini rimasti senza famiglia sarebbe aumentato notevolmente passando da 1,4 milioni nel 1998 a 2,4 milioni al 2008. Un terzo di loro ha un’età compresa tra zero e cinque anni di età. Come in Malawi, però, il governo kenyota richiede tempi di permanenza della coppia molto lunghi, che possono arrivare fino a un anno.

Senza andare in Africa, rimanendo all’interno dei confini dell’Unione Europa, ci sono Paesi come la Romania in cui mancano politiche adeguate per favorire l’accoglienza familiare. La Romania è, infatti, l’unico Paese dell’Est Europa che non ha sostenuto l’adozione nazionale e non ha favorito la nascita di Associazioni di genitori adottivi. La legge sulla protezione dell’infanzia (273/04) ha di fatto chiuso le adozioni internazionali, ultima speranza di accoglienza per un bambino abbandonato. Anche l’affido familiare non è decollato perché le istituzioni hanno preferito puntare sulla figura delle assistenti maternali: donne che ricevono un cospicuo assegno mensile per occuparsi dei bambini, senza essere adeguatamente preparate e formate.

In che modo le leggi potranno tutelare i diritti del bambino alla famiglia?