Mancata ratifica Convenzione Aja 1996: il silenzio dell’Italia

Pare che entro fino anno saranno 24 i Paesi che avranno ratificato la Convenzione de L’Aja del 1996, il principale strumento di tutela per i minori in difficoltà familiare (eccezion fatta per l’adozione internazionale).

Mentre a Bruxelles fervono i preparativi per la ratifica della Convenzione de L’Aja del 1996, nessun segnale arriva da parte dell’Italia in quanto non è ancora stato sciolto il nodo della disciplina della kafala (principale strumento di infanzia per l’infanzia in difficoltà familiare nei Paesi dell’Islam). Sono solo tre i membri dell’Unione Europea che non hanno ancora predisposto strumenti per la ratifica della Convenzione.

A dieci giorni dall’incontro tecnico che si terrà a Bruxelles, presso il Consiglio dell’Unione Europea Working Party on Civil Matters, in cui i rappresentanti delle istituzioni europee si incontreranno nuovamente per fare il punto sullo stato di avanzamento nella ratifica, i Ministeri italiani competenti non hanno ancora reagito rispetto al clamoroso ritardo. L’Italia è stata l’unico Paese a non aver dato una risposta ufficiale alle istituzioni europee in merito ai tempi previsti per la ratifica. A giugno era stata inviata alla rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione Europea una lettera in cui si chiedevano aggiornamenti rispetto alla ratifica della Convenzione.

AiBi si era rivolta a luglio alle più alte cariche dello Stato, chiedendo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al Presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali Carlo Giovanardi di favorire la ratifica della Convenzione. Pare che il nodo si trovi nella mancanza di un coordinamento tra i tre Ministeri competenti per la ratifica della Convenzione(Ministero della Giustizia, Ministero degli Affari Esteri, Ministero dell’Interno). Eppure nessuno dei tre dicasteri ha dato una risposta in merito al grave ritardo e ai tempi necessari per la ratifica.

Il silenzio dei Ministeri lascia intuire il debole interesse che le istituzioni italiane avrebbero sul tema dell’abbandono minorile.

Eppure si tratta di una Convenzione fondamentale, che permetterebbe all’Italia di sbrogliare una matassa che oggi impedisce a migliaia di minori abbandonati di essere figli. Si applica, infatti, ai provvedimenti che riguardano bambini e adolescenti “ostaggi” di sistemi giuridici nazionali che non dialogano fra loro. Un esempio su tutti è quello che riguarda il riconoscimento della kafala. L’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non prevede il riconoscimento di questo istituto e quindi non permette ai minori abbandonati provenienti dal Nord Africa di essere accolti dalle aspiranti famiglie adottive residenti in Italia.

Diventa quindi sempre più plausibile l’ipotesi di una sanzione della Corte di Giustizia Europea nei confronti del Governo italiano.