Mario Caruso: “Dopo 17 anni è arrivata l’ora che l’Italia riconosca la Kafala”

Parlamento_ItalianoL’Italia sarà pure la culla dell’Umanesimo, come ha ben ricordato nel suo discorso di insediamento il neo Presidente del Consiglio Enrico Letta, ma porta il peso della grande vergogna di essere l’unico Paese d’Europa a non aver ratificato la Convenzione dell’Aja (pur avendola sottoscritta già nel maggio del 2003), e a non aver riconosciuto la Kafala come forma di affido e di adozione. Questa è una grossa lacuna che lede i basilari diritti umani di tanti bambini in attesa di trovare una famiglia.

Per fortuna, però, sembra che finalmente qualcosa si stia muovendo.

Il parlamentare Mario Caruso (Scelta Civica) ha, infatti, depositato in Parlamento, in data 4 aprile 2013, l’atto Camera n. 648/2013, per proporre la ratifica e l’esecuzione della Convenzione Aja 19 ottobre 1996, che riguarda “la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori”, che reca importanti provvedimenti di protezione del minore (che integrano quelli relativi a materie già regolamentate, come l’adozione, gli obblighi alimentari, la sottrazione dei minori, e altri) e che riapre finalmente una speranza per il riconoscimento dei provvedimenti di kafala pronunciati all’estero.

Abbiamo raggiunto Mario Caruso per chiedergli se è fiducioso che si arrivi finalmente alla ratifica.

Onorevole Caruso, è contento di farsi portavoce di questo diritto fondamentale?

Certamente! La ratifica di questa Convenzione eleverà l’Italia su un piano di civiltà nettamente migliore, rendendo rispondente la normativa nazionale ad un contesto che cambia. Non si può continuare a eludere i problemi che ruotano intorno alle procedure di richiesta e di adempimento delle adozioni per quei minori che sono, di fatto, bloccati nei loro Paesi per mancanza degli strumenti di confronto e di dialogo tra Stati. Il che rende di fatto impraticabile ogni ipotesi di adozione in Italia. Come sempre, in queste dinamiche, nelle lentezze e nei mancati adeguamenti delle leggi, chi viene penalizzato sono i bambini. La ratifica della Convenzione è uno strumento importante per offrire davvero una seconda possibilità al bambino e alla famiglia che lo accoglie di essere felici. E’ nostra responsabilità renderlo attuabile.

Con la ratifica della Convenzione dell’Aja cambierebbe anche lo status della Kafala, lei cosa ne pensa?

Credo che sia necessario riconoscere la kafala. Individuare gli strumenti adeguati di attuazione di questa misura può permettere l’accoglienza di bambini orfani originari di paesi a maggioranza islamica che hanno diritto a una famiglia. Occorre lavorare per un adeguato riconoscimento di questo strumento di protezione per altro esplicitamente richiamato dalla Convenzione ONU dell’89 sui diritti del fanciullo

Come mai l’Italia arriva a proporre la ratifica solamente dopo 17 anni?

La farraginosità istituzionale che spesso accompagna la ratifica di accordi e convenzioni, anche di notevole rilevanza internazionale, ha svolto di certo un ruolo significativo, unito probabilmente alla scarsa comprensione di alcuni aspetti sanciti dal provvedimento, che hanno ulteriormente rallentato i tempi. Sono d’accordo sul fatto che 17 anni siano veramente troppi per attuare la ratifica di una Convenzione già sottoscritta dal nostro Paese da oltre 10 anni e che rischia di aumentare la discrepanza tra quanto è condiviso di principio dall’Italia e quanto sia difficile darne una cornice normativa nel nostro ordinamento. Quello che le posso dire, in qualità di deputato neo eletto, è che ho creduto fosse importante per me dare il mio massimo sostegno alla causa fin da subito, per far sì che si possa superare questa mancanza.

Pensa sia possibile una sottoscrizione di altri parlamentari o questo provvedimento cadrà nell’indifferenza generale?

Non credo ci sia indifferenza, anzi sono fiducioso che arriveranno altre sottoscrizioni. Certo le Camere hanno subito dei rallentamenti in questa fase post elettorale. Ho intanto avviato le procedure di condivisione degli atti depositati e sono certo che le condivisioni non tarderanno ad arrivare. La speranza è che si sblocchi l’attività parlamentare in generale. La condivisione della proposta di ratifica è dietro l’angolo.

Chi potrebbe sottoscrivere questa proposta di Legge?

Sono convinto si tratti di una questione trasversale, legata alla sensibilità personale, piuttosto che all’appartenenza politica. Voglio credere che sulla tutela dei minori e delle famiglie, ci sia piena condivisione da parte dei miei colleghi e sui punti eventualmente di criticità ci sia quel doveroso approfondimento e confronto che rende vivace e fattiva l’attività parlamentare.

Si impegnerà per fare una – per così dire – campagna di sensibilizzazione all’interno delle Camere perché i suoi colleghi aderiscano e firmino per la ratifica alla Convenzione dell’Aja?

Ovviamente farò tutto ciò che il mio ruolo mi consente per spingere questo provvedimento, sollecitando le future commissioni e chiedendo anche un confronto con il futuro governo affinché intraprenda l’iter previsto alla sua approvazione. Ce lo impone il buon senso e ce lo impone l’Europa.

 

Anche il Senato si è mosso in questa direzione grazie al Senatore Aldo Di Biagio che ha presentato, in data 23 aprile 2013, l’Atto Senato n° 572, sulla ratifica della Convenzione dell’Aja. Con la fine del precedente Governo era stato interrotto il lungo lavoro che, nella scorsa legislatura, era stato portato avanti da numerosi parlamentari su iniziativa degli onorevoli Luca Volontè, Aldo Di Biagio, Augusto Di Stanislao, Amalia Schirru ed altri (i DDL all’epoca presentati erano rispettivamente i numeri 3739, 3858, 3906 e 3947). Già allora le commissioni parlamentari competenti avevano espresso i pareri favorevoli dopo iter complessi conclusisi con il riconoscimento della compatibilità fra la kafala e l’ordinamento italiano.