Maternità e lavoro: in Italia il 20% delle mamme non ritorna al lavoro dopo il primo figlio 

I dati di Inail e Inapp  Servono più bonus sociali, flessibilità, congedi parentali e servizi per l’infanzia

In Italia, essere madri significa spesso rinunciare al lavoro. Lo dimostrano i dati Istat elaborati dall’Inail e quelli di un’indagine Inapp: dopo il parto, solo il 53,9% delle donne tra i 25 e i 49 anni ha un lavoro, contro il 73,9% di quelle senza figli. E per una donna su cinque, la nascita di un figlio è la causa della sua uscita dal mondo del lavoro.

I dati

Solo il 43,6% delle occupate tra i 18 e i 49 anni continua a lavorare dopo la maternità, con una forte differenza tra Nord e Sud: al 29% delle meridionali si contrappone il 51% delle settentrionali. La motivazione prevalente (52%) è la difficoltà di conciliare lavoro e cura, seguita dal mancato rinnovo del contratto o licenziamento (29%) e da valutazioni di opportunità e convenienza economica (19%). Solo il 6,6% delle donne trova lavoro dopo essere diventata madre.

Una causa strutturale

Il presidente dell’Inapp, Sebastiano Fadda, ha osservato che “la maternità continua a rappresentare una causa strutturale di caduta della partecipazione femminile” e che “il mancato sostegno e valorizzazione dell’occupazione femminile” è una forma grave di “dispersione del capitale umano italiano”. Ha ricordato anche che l’Italia è l’ultimo Paese per tasso di fecondità in Europa e che nel 2022 è stato toccato il minimo storico di 400 mila nuovi nati.
Per conciliare lavoro e cura dei figli, secondo l’indagine Inapp, restano fondamentali orari e modalità di lavoro flessibili (24%), telelavoro o smart working (10%) e part-time (10%). C’è poi il nodo dei congedi parentali: li usano il 68,6% delle donne contro il 26,9% degli uomini.

Mancano i servizi per l’infanzia

Un altro problema è la scarsità di servizi per l’infanzia: il 56% dei genitori non manda i figli fino a tre anni all’asilo nido. Tra quelli che lo fanno, il 48% usa il servizio pubblico mentre il 40% usa quello privato. Al crescere del reddito disponibile aumenta il ricorso ai servizi di asilo nido privati.