affido, Cristina Riccardi nella Consulta che consiglierà la Garante per l'Infanzia

Milano. Mancano famiglie affidatarie e i minori finiscono in comunità. Riccardi (Ai.Bi.): “Si contattino le associazioni familiari”

Nel 2018 nel capoluogo lombardo risultano 311 minori e ragazzi in affidamento e 647 collocati in strutture. Solo 43 in adozione

affido, Cristina Riccardi nella Consulta che consiglierà la Garante per l'InfanziaMentre l’inchiesta di Bibbiano è ancora sulla bocca di tutti, un dato interessante emerge dai dati dell’assessorato alle Politiche sociali del Comune di Milano. In primis quello per cui le famiglie disposte ad accogliere bambini e adolescenti posti in affidamento in seguito a difficoltà famigliari sarebbero meno di quelle necessarie. E così 30 minorenni ogni anno rimangono senza una famiglia affidataria, venendo trasferiti in comunità.

Nel 2018 nel capoluogo lombardo risultano, tra i 1001 collocati fuori dalla famiglia naturale in base a disposizioni del Tribunale dei minorenni, 311 bambini e adolescenti (anche al di sopra dei 18 anni, nel 10,6% dei casi) in affido familiare. Di questi, 49 sono ospitati da parenti. La loro età? Detto dei maggiorenni, solo l’11,2% ha meno di cinque anni, mentre il 78,2% si colloca nella fascia tra i sei e i 18 anni.

Per contro, rispetto a questi dati, risultano 647 bambini e ragazzi collocati in comunità e solo 43 dati in adozione. Ma a cosa è dovuta questa “mancanza” di famiglie affidatarie?

“Nessuno mette in dubbio la veridicità di questo assunto – commenta Cristina Riccardi, vicepresidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambinima riteniamo anche necessario porci una domanda, rispetto al lavoro svolto: perché non vengono contattate tutte le associazioni familiari presenti sul territorio? All’interno del tavolo cittadino affido è stato proposto un sistema di accreditamento delle associazioni con cui il Comune potrebbe allargare il numero di collaborazioni e quindi avere a disposizioni più famiglie affidatarie che, a loro volta, sarebbero rassicurate da tale accreditamento rispetto alla serietà delle associazioni stesse. Ai.Bi. ha appoggiato questa proposta. Estendendo gli orizzonti di collaborazione questi numeri potrebbero forse presentarsi in maniera differente”