Adozione internazionale. Il ministro della Giustizia Orlando e la Cai danno i numeri, ma chi li capisce è bravo!

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Fino a ieri i dati sulle adozioni internazionali realizzate in Italia nel 2014 e nel 2015 mancavano del tutto. Le uniche informazioni disponibili erano state ottenute dalle proiezioni effettuate da Amici dei Bambini e dalla testata giornalistica “Vita”partendo dalle cifre pubblicate da quegli enti che avevano reso pubblici i dati sulle adozioni realizzate dalle loro coppie. Poi, lunedì 16 maggio, all’improvviso sembra che tutti si siano svegliati e abbiano iniziato, letteralmente, a dare i numeri. Senza però riuscire a fare chiarezza. Anzi, dopo le dichiarazioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando e le tabelle pubblicate dalla Commissione Adozioni Internazionali, la confusione è perfino aumentata.

Cominciamo dalla nostra Autorità Centrale che, dopo aver annunciato più volte la pubblicazione dei report ufficiali del 2014 e del 2015 entro la fine di aprile, il 16 maggio ha finalmente concesso un’“anticipazione dei dati statistici” relativi al biennio in questione. Secondo la Cai, nel 2014 i bambini stranieri adottati in Italia sarebbero stati 2.206 – quindi confermando in pieno  la proiezione pubblicata da Ai.Bi. – saliti a 2.211 nel 2015: 5 minori in più che rappresenterebbero un incremento dello 0,23%.

Ma sulle cifre pubblicate dalla Cai  sorgono alcune perplessità. Innanzitutto, il dato resta drammatico. Se venissero confermati i 2.206 e 2.211 minori adottati negli anni 2014 e 2015, ciò sarebbe un’ulteriore prova di quanto più volte annunciato tra gli addetti ai lavori: in soli 5 anni le adozioni internazionali realizzate in Italia si sarebbero dimezzate. Nel 2010, infatti, i bambini stranieri accolti nel nostro Paese furono 4.130.

In secondo luogo i conti non tornano. All’inizio di maggio, infatti, “Vita” aveva pubblicato le cifre ottenute da una ricerca a cui avevano risposto 50 dei 62 enti autorizzati italiani. Il risultato di tale ricerca, fatta Paese per Paese ed ente per ente, parlava di 1.944 minori adottati nel 2015. Rispetto ai dati forniti dalla Cai c’è uno scarto di ben 267 bambini. Una differenza difficilmente spiegabile  con il fatto che 12 enti non hanno risposto alle rilevazioni di “Vita”. Alla base dello scarto ci potrebbe essere  un altro fattore: cioè il metodo di conteggio fra ingressi effettivamente avvenuti (dati  riportati dagli enti) e autorizzazioni all’ingresso concesse  dalla Cai (che, come noto, sono precedenti agli ingressi effettivi, in alcuni casi anche di parecchi mesi).

Nella stessa giornata, a complicare ulteriormente le cose, anche il Guardasigilli Andrea Orlando, intervenuto in commissione Giustizia della Camera in occasione della seconda giornata di audizione per l’indagine conoscitiva in vista della revisione della legge sulle adozioni. Orlando haesposto i suoi dati: “Nel primo semestre del 2015 – ha detto il ministro -, i procedimenti di adozione internazionale definiti nel nostro Paese sono stati 3.189, a fronte degli 8.540 definiti nel 2012, dei 7.421 del 2013 e dei 6.739 del 2014”.

Ora, che cosa rappresentano questi dati? Adozioni realizzate? Richieste di idoneità? Affidi pre-adottivi? La sommatoria fra di loro?  Per tutta la giornata si è cercato di dare un significato al termine “procedimenti internazionali definiti”, senza riuscire nell’intento. Alla fine pare   che – secondo alcune indescrizioni fatte trapelare dal suo entourage  – il Ministro intendesse riferirsi a  “procedure istruite presso i Tribunali”. Cosa ben diversa dal numero di minori accolti e anche dalle sentenze di idoneità.

Confusione ancora più aggravata dal  successivo passaggio del ministro relativo al confronto fra  i dati appena citati con quelli dei “minori concessi in adozione” in alcuni Paesi come Brasile, Cina, India e Federazione Russa e quelli accolti negli Stati Uniti.

Un vero rompicapo che, fino a oggi, le istituzioni non hanno certo contribuito a risolvere. Per capirci qualcosa – è evidente – si dovrà attendere il report analitico dei vari Paesi di origine e dei vari enti.

 

Fonti: Avvenire, Vita