I minori abbandonati per Unicef non esistono

All’interno del report di Unicef sulle emergenze umanitarie 2022 non compaiono mai le parole “famiglia”, “orfano”, “abbandono”, “abbandonato”… come sei i bambini abbandonati non fossero un’emergenza di cui occuparsi

Ogni anno Unicef pubblica un rapporto sulle emergenze umanitarie sintetizzando “la richiesta globale di fondi dell’UNICEF per i programmi umanitari, il numero totale di persone e bambini da raggiungere e i risultati previsti”.
Il rapporto del 2022, secondo quanto riportato dall’Unicef stessa, “mira a raggiungere 327 milioni di persone: 177 milioni sono bambini e adolescenti”.

In 40 pagine di rapporto non compare mai la parola “famiglia”

Si tratta di un lavoro dettagliato e corposo (40 pagine nella versione italiana) che vuole offrire una panoramica sulla situazione umanitaria mondiale e in particolare su quella riguardante i bambini, oltre a riassumere brevemente i risultati raggiunti nell’anno precedente e indicare gli obiettivi futuri.
Proprio per queste sue caratteristiche, fa decisamente un certo effetto che all’interno dell’intero documento non ricorra una sola volta la parola “famiglia”. Compare 8 volte (in 40 pagine) il termine “famiglie”, al plurale: una differenza sostanziale che fa facilmente intuire come la parola sia utilizzata unicamente a livello descrittivo di un contesto o di una situazione e mai come concetto in sé o, figuriamoci, come “valore”.
Qualche esempio può rendere meglio l’idea: il termine “famiglie” compare, per esempio, nel paragrafo in cui si parla del terremoto di Haiti, ma unicamente per raccontare quanto compiuto dall’Unicef per ricongiungere”i bambini separati alle famiglie”.
Stessa cosa succede dove si parla di Coronavirus, con la sottolineatura che “La pandemia ha colpito duramente le famiglie più emarginate e povere…”. Oppure, ancora, nel semplice elenco di voci dei sussidi in denaro erogati a 14,9 milioni di famiglie”.
Insomma, tutte citazioni che non portano mai a una qualificazione del termine “famiglie” né a un suo approfondimento, quasi che questo vocabolo possa essere usato solo come corollario di qualche altro termine e qualche altra situazione degna di maggior attenzione.

Spariti “orfani” e “abbandonati”: i minori senza famiglia non esistono

Ma forse ancor più difficile da comprendere è la totale assenza delle parole “orfano” o “orfani”, cosi come dei termini “abbandono“, “abbandonato”, “abbandonata”, “abbandonati“. Né, ancora, le parole “solo”, “sola”, “soli” riferite ai minorenni.
Eppure, quella dei bambini abbandonati in tutto il mondo non è certo un’emergenza secondaria, tanto che il Direttore della Divisione “Partnership pubbliche” di Unicefr, June Kunugi, la cita parlando delle erogazioni in denaro che offrono “la possibilità di assistere rapidamente i bambini in crisi dimenticate e di affrontare i bisogni più urgenti delle loro famiglie”.
Eppure la gestione dell’accoglienza alternativa alle famiglie (protezione temporanea o meno come misura sostitutiva alle famiglie di origine) è anch’essa di competenza delle autorità pubbliche dei vari Paesi. Dunque sarebbe strettamente di pertinenza del settore per le “partnership pubbliche” dare atto di quali siano i dati, gli approcci e le strategie relativamente al problema dell’abbandono minorile e quali le necessità per far fronte ai problemi di soggetti che, in quanto minorenni e senza famiglia, risultano doppiamente vulnerabili.
Invece, ancora un volta, i bambini senza famiglia, così come la famiglia come istituzione e nucleo fondante della società, non sembrano avere un particolare spazio nei programmi e nelle attività legate alle emergenze umanitarie mondiali di cui dà atto Unicef.