moia, aumentano i bambini abbandonati, perchè crollano le adozioni?

Moia (Avvenire): “Non è vero che non ci sono più bambini adottabili. In Asia ed in Africa aumentano progressivamente”

La curiosità emerge dai dati relativi al numero delle adozioni internazionali nel mondo, che crolla quasi dell’80 per cento, a fronte del numero sempre crescente di bambini abbandonati

Sulle righe di Avvenire si parla di “inverno della solidarietà familiare” che si è acuito tra il 2004 e il 2016. Ma l’Italia tra i Paesi resta quello ancora più accogliente con l’infanzia abbandonata. E speranzoso in un rilancio

moia, aumentano i bambini abbandonati, perchè crollano le adozioni?Un crollo generalizzato, diffuso in tutto il pianeta e indice impietoso della caduta della solidarietà familiare nei confronti dell’infanzia abbandonata: sono numeri preoccupanti per l’universo adottivo quelli che snocciola Luciano Moia, senza dubbio tra i giornalisti più preparati sul tema delle adozioni internazionali poiché le segue da anni, in un articolo pubblicato qualche giorno fa su Avvenire. Eppure, nonostante queste difficoltà i bambini adottabili sono sempre di più, aumentando progressivamente specie nei Paesi asiatici e in Africa, dove crisi demografica ed economica sono quasi irrilevanti rispetto ai parametri occidentali. Un campanello d’allarme al quale l’Occidente, nonostante le difficoltà e le crisi, anzi forse proprio in virtù di esse, non può e non deve astenersi dal rispondere.

Il calo certificato è di quasi l’80% delle adozioni a livello mondiale, che ha portato dai 380mila bimbi accolti in Nordamerica e Paesi europei occidentali 14 anni fa (picco mai raggiunto prima), fino ai meno di 290mila del 2016, ultimo dato disponibile. Non fa eccezione neppure l’Italia, che ha perso una fetta significativa di adozioni internazionali rispetto al recente passato. Ma che, rispetto al resto del pianeta, sembra tenere meglio ‘botta’: il calo registrato nel nostro Paese, in effetti, è stato ‘solo’ del 55%. Nel 2010, nostro anno più fecondo, sono arrivati 4.130 bambini, contro i 1.439 dell’anno scorso (fonte: Commissione Adozioni Internazionali).

Non solo. Un altro dato incoraggiante, se non proprio positivo, è quello legato al numero di famiglie italiane che mostrano attenzione e sensibilità verso l’accoglienza di un minore abbandonato, anche nei casi di bambini con lievi patologia, disabilità psicofisiche, difficoltà di apprendimento, non di rado ‘scartati’ da altri Paesi europei. Il valore dell’attitudine familiare tutta italiana verso l’adozione internazionale vede accrescere esponenzialmente il proprio valore in quanto, rispetto ad esempio a Francia e Germania, le famiglie italiane godono di politiche familiari molto più fragili e aleatorie e, inoltre, non hanno alcun aiuto dalle istituzioni nel momento in cui scelgono di adottare: i rimborsi per le spese sostenute all’estero sono infatti stati riconosciuti solo fino al 2011. Per gli altri, l’attesa di nuove decisioni da parte del Governo è ancora una nebulosa impenetrabile.

Ma il nostro Paese è stato penalizzato – scrive ancora Avvenire – nel triennio 2014-2016 dal sostanziale immobilismo della CAI, con accordi bilaterali sospesi o non rinnovati, enti mai convocati o “tenuti all’oscuro della situazione delle varie pratiche”. Ora, grazie alla ristrutturazione avviata dalla nuova vicepresidente Laura Laera, il mondo dell’adozione potrà sperare in una ripresa, anche se è difficile prevedere fino a che punto.

Il sociologo politico Peter Selman, dell’Università di Newcastle, ha tracciato un quadro tutt’altro che incoraggiante per la situazione internazionale legata all’adozione. Negli ultimi 50 anni i bambini senza famiglia accolti in Occidente hanno superato le 500mila unità.

Come riporta Moia, lo studioso ha preso in esame i 23 Paesi più generosi. Anzitutto gli Stati Uniti, poi l’Italia, la Spagna, la Francia, il Canada e via via tutti gli altri. Il boom delle ‘braccia aperte’ è stato toccato dal 1998 al 2004, quando gli arrivi hanno fatto registrare un +273%; nei dodici anni successivi – dal 2004 al 2016 – il crollo è stato del 77% a livello mondiale.

Dati che indurrebbero al pessimismo, se non fosse che l’aria che si respira, finalmente, da un anno a questa parte, è di una tensione verso il rilancio di questa meravigliosa scelta di accoglienza. Un’occasione che nessuno – tanto meno l’Italia – può permettersi di sprecare, per il bene e la felicità dei bambini e delle famiglie adottive.

 

Fonte: Avvenire