Mosca. Famiglia curda con 4 bambini intrappolata in aeroporto da 40 giorni

the terminalIntrappolati in aeroporto. Nell’area fumatori: senza la possibilità di varcare la soglia e chiedere lo stato di rifugiati in Russia, ne’ tantomeno di tornare indietro, in Siria: da dove sono scappati. Sotto certi aspetti, sembra la trama di ‘The Terminal’, il film di Steven Spielberg (2004), dove Tom Hanks vestiva i panni di Viktor Navorski, cittadino di una immaginaria nazione dell’Europa dell’est, costretto a restare nell’aeroporto di New York dopo che nel suo paese avviene un colpo di Stato. Stavolta però, quello che sta accadendo all’aeroporto di Sheremetyevo di Mosca non è finzione cinematografica ma realtà.

Protagonista suo malgrado dell’assurda vicenda, una famiglia di rifugiati curdi, come si legge sul sito di petizioni online change.org, dove un familiare, in una lettera indirizzata alla Russian Federal Migration Service, chiede che la sua famiglia venga “liberata” dall’aeroporto di Mosca e che venga garantito loro asilo politico dalla Siria.

Mia sorella Gulistan, suo marito Hasan e i loro quattro figli, che hanno dai 3 ai 13 anni, sono costretti a dormire sul pavimento dell’aeroporto Sheremetyevo di Mosca da più di 40 giorni – si legge nella petizione – In fuga dalla loro casa devastata dalla guerra, la mia famiglia è arrivata in Russia, dove vivo, per chiedere rifugio. Ma le autorità russe negano loro asilo e non li fanno entrare nel Paese. Essendo per loro impossibile tornare indietro in Siria, sono stati per tutto questo tempo in esilio nella sala fumatori, dove è impossibile fare una doccia, respirare aria fresca o ricevere cure mediche”.

In fuga dalla Siria, e con l’obiettivo di trovare rifugio in Russia, la coppia e i loro quattro figli si sono ritrovati presto prigionieri di un incubo. “Le autorità siriane hanno accusato Gulistan e la sua famiglia di aver attraversato il confine illegalmente – spiega la donna – La polizia di frontiera li ha messi in una struttura di detenzione temporanea, con i loro bambini, per due settimane. Poi li hanno riportati nell’area di transito dell’aeroporto Sheremetyevo. La scorsa settimana le autorità hanno negato a mia sorella e alla sua famiglia lo stato di rifugiati, con il risultato di farli diventare prigionieri dell’aeroporto di Mosca”.

Mio nipote Renes, di 13 anni, ha detto che vorrebbe solo dormire sicuro – conclude – senza la paura delle esplosioni di notte e senza dover fuggire per trovare rifugio”. La donna si augura infine che sua sorella e la sua famiglia siano salvi, chiedendo alle autorità russe di consentirgli per lo meno l’asilo temporaneo: “Per favore, firmate la mia petizione e aiutiamo mia sorella, suo marito e i loro bambini ad assicurarsi almeno una momentanea fuga dalla guerra. La vostra voce può incidere sul futuro della mia famiglia”.

Fonte: adnkronos