Nasconde l’infertilità alla moglie: per la Corte di Cassazione è responsabile della separazione

sterilitàIl desiderio del figlio a ogni costo e la visione della sterilità come deficit insuperabile: due cause che sempre più spesso rischiano di spaccare una famiglia in modo irrimediabile. Lo dimostra la sentenza della Corte di Cassazione del 9 aprile 2015 che ha  accolto il ricorso di una donna alla quale il marito aveva nascosto l’infertilità. I Supremi Giudici, con la pronuncia numero 7.132, hanno infatti condannato l’uomo a sostenere le spese di separazione sia per l’omissione prematrimoniale della sua impossibilità a generare figli biologici che per la sua decisione unilaterale di interrompere i tentativi di fecondazione assistita.

Anche il Tribunale di Potenza inizialmente aveva attribuito al marito la responsabilità della rottura del matrimonio. La Corte d’Appello aveva però ribaltato il verdetto. Prima della pronuncia finale della Corte di Cassazione che ha confermato la prima decisione.

La sentenza si basa in particolare sulla violazione del dovere di lealtà che avrebbe caratterizzato la condotta continuativa e le scelte unilaterali e non condivise dell’uomo: elementi che avrebbero minato il rapporto di fiducia alla base del vincolo coniugale. Decisamente meno importanza è stata attribuita dai giudici al fatto che l’interruzione dei tentativi di fecondazione artificiale fosse avvenuta 4 anni prima della separazione.

Il non aver rivelato di essere la causa esclusiva dell’infertilità della coppia e il non aver condiviso con la moglie le difficoltà di accettazione del progetto procreativo hanno costituito, secondo i magistrati, una costante violazione dell’obbligo di lealtà reciproca su cui si dovrebbe basare la comunione affettiva tipica del matrimonio. E di conseguenza, la frustrazione che ne sarebbe derivata è stata considerata una valida causa dell’impossibilità di proseguire il rapporto coniugale.

Una situazione del tutto evitabile se la coppia avesse compreso fin dal primo momento che l’infertilità è un problema superabile dal quale può nascere quella “sterilità feconda” che, attraverso l’adozione, porta il dono della genitorialità anche a chi biologicamente non può ottenerlo. Niente di cui vergognarsi fino al punto di nasconderlo, quindi, e di tentare di superarlo attraverso tecniche artificiali. Se i due coniugi avessero compreso il dono dell’adozione, probabilmente, oggi sarebbero ancora una coppia sposata, magari con un figlio da amare.

 

Fonte: Italia Oggi