Nella “crisi’ si nasconde un’ “occasione”. All’improvviso, Gesù compie un gesto incredibile, straordinario e affascinante.

Un messaggio forte e sincero da parte di un ragazzo classe ’92, che ha testimoniato per primo la bellezza di essere un figlio adottivo per Ai.Bi. Barletta nel 2012

Ho sentito dire, nel 2018 – scrive in un post – ‘non è la stessa cosa’, ‘non è come averlo partorito tu’, con annesse riflessioni come ‘ma non siete fratelli di sangue’…vi vorrei far notare che vi professate cultori del progresso, pronti ad appoggiare adozioni omosessuali senza realmente capire il valore di questo atto, senza capire che non è per voi stessi che adottate

Un semplice post pubblicato sulla propria pagina Facebook, a volte, può valere più di tante parole ‘di circostanza’ e diventare, indirettamente, un ‘veicolo’ per la testimonianza della bellezza e del senso profondo della scelta adottiva: è con quest’obiettivo, verosimilmente, che ha scelto di scrivere il proprio messaggio Francesco, 26 anni, barlettano, originario del Brasile e figlio adottivo da quando aveva quattro anni. Un giovane che ha sperimentato appieno la potenza dell’adozione nella propria vita e ha voluto gridare a tutti le conseguenze positive di questa scelta. Una scelta che, come nel suo caso, ti cambia la vita.

Ecco le parole che il giovane Francesco ha voluto donare a tutti i suoi contatti Facebook e a quanti ancora non hanno ben compreso il significato vero dell’adozione: “Ci ho pensato molto, ero molto indeciso se scrivere qui o meno, ma ancora una volta sono convinto che sfruttare l’eco di questa piattaforma sia utile. Per chi non lo sapesse, sono stato adottato dai miei splendidi genitori, perciò smettetela di pensare che io abbia messo il Brasile come luogo di nascita solo per fare il figo (mi sono sentito dire anche questo) ed è proprio di adozione che voglio parlare. Ho colto la triste occasione della dipartita di una cara persona che si è fatta in quattro, nonostante una malattia molto seria ne stesse mettendo alla prova la grande tempra, per difendere bambini come me, per dare speranza a quelli come me di non finire come corriere di qualche spacciatore sudamericano o di morire di povertà per le strade di qualche favelas o sotto i bombardamenti in Palestina, o abbandonati per le strade in tutto il mondo. Nel corso della mia vita ho sentito molti parlare di adozione: ho sentito, nel 2018, dire ‘non è la stessa cosa’, ‘non è come averlo partorito tu’, con annesse riflessioni come ‘ma non siete fratelli di sangue’. Vi vorrei far notare che vi professate cultori del progresso, pronti ad appoggiare adozioni omosessuali senza realmente capire il valore di questo atto, senza capire che non è per voi stessi che adottate. Ad un incontro, invitati io e mio padre, fui chiamato a parlare: non citerò le mie parole, ma citerò i volti dei bambini adottati, la forza delle coppie che ascoltandomi si tenevano sempre più forte per mano, gli occhi lucidi di quelle donne che avevano capito che scegliere di adottare significasse non solo diventare genitori, ma salvare quelli come me e se vi chiedete se è come partorire, beh io non saprei, ma posso dirvi che io sono nato due volte e la seconda mi ha portato dove sono adesso”.