Neonato “rubato”, la coppia patteggia. Il bimbo in istituto

bambino-africanoSi è chiusa una triste vicenda iniziata un anno e mezzo fa. Lui, Piergiuseppe Riva, è un agente della Polizia locale di Galbiate, la moglie è un’ivoriana sessantenne e vivono a Malgrate. Erano rientrati da un viaggio in Costa d’Avorio con il neonato. Lo avevano portato con loro, neonato, nel 2015 senza permessi. Se parla in questo articolo, che riportiamo integralmente, pubblicato lunedì 30 gennaio dal quotidiano “Il Giornale di Lecco”.

 

Hanno patteggiato un anno e dieci mesi (con il beneficio della sospensione della pena e della non menzione) e 10mila euro di multa per un’adozione fasulla.

Una vicenda dolorosa che vede al centro l’agente della polizia locale di Galbiate Piergiuseppe Anghileri 50 anni, e la moglie Cabie M’ Goguje, 61 anni, originaria della Costa D’Avorio, residenti a Malgrate, e un bimbo nato ad Abjan, nel giugno del 2015 e portato subito dopo in Italia dalla coppia, senza passare dai canali ufficiali che prevedono tutta una serie di accertamenti e controlli e il rispetto di norme molto rigorose.

Mercoledì mattina il giudice dell’udienza preliminare Paolo Salvatore ha accolto la proposta di patteggiamento avanzata dal legale della coppia, l’avvocato Luciano Bova , concordata con il pubblico ministero Paolo Del Grosso.

L’inchiesta, della Squadra mobilie di Lecco, era partita a luglio del 2015 – su segnalazione dell’Anagrafe di Malgrate – dopo che la coppia era rientrata in Italia dalla Costa d’Avorio con il piccolo e aveva preteso che le fosse consegnata una serie di documenti. Pesanti i capi d’imputazione: alterazione di stato mediante falso e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Per ciascuna accusa i due coniugi rischiavano una pena dai 5 ai quindici anni. Ora è arrivato il patteggiamento, ma anche la decisione più dolorosa: quella di togliergli per sempre il bambino che avevano cresciuto per un anno e mezzo.

Infatti, mentre il processo penale a Lecco si è concluso mercoledì, davanti al Tribunale per minori di Milano si è aperto un altro procedimento per l’affidamento del piccolo. Il perito ha acciarato le capacità genitoriali dei coniugi Anghileri, ma il tribunale – già a dicembre – aveva stabilito che il bambino non può restare con loro. Per la legge italiana, valida anche per le adozioni internazionali, il divario di età fra i genitori e i piccoli è al massimo di 40 anni. I due lecchesi, quindi, sono troppo vecchi.

Già prima di Natale il piccolo era stato prelevato dall’abitazione di via Paradiso a Malgrate e portato in una struttura protetta ed era stata dichiarata l’adottabilità. «I miei assistiti, all’inizio, avevano scelto di non appellarsi, invece nei giorni scorsi hanno inviato un appello scritto di loro pugno ai giudici del tribunale dei minori perché sia consentito al piccolo di tornare nell’unica casa che ha conosciuto», racconta 1 avvocato Sonia Bova che assiste la coppia davanti ai magistrati milanesi.

«E’ una vicenda molto dolorosa – aggiunge l’avvocato Luciano Bova – Conosco Piergiuseppe dai tempi della scuola, è un mio caro amico e una bravissima persona. Davanti al Tribunale di Lecco e a quello per i Minori di Milano lui e la moglie hanno sempre ammesso che quel bambino non era loro. In realtà lo avevano portato in Italia per salvarlo da una vita di miseria, analfabetismo e il fatto che la mia assistita sia della stessa etnia del piccolo garantiva anche il rispetto delle tradizioni d’origine».

Secondo il racconto dei due a proporre l’adozione sarebbe stato un medico amico della coppia. «I genitori naturali erano irreperibili così il dottore ha chiesto ai miei assistiti se volevano prendersene cura. Non avevano alcuna intenzione dolosa, volevano solo coronare il sogno di diventare genitori e nell’anno e mezzo che è stato con loro gli hanno dato tutto l’amore possibile».

Prima di Natale il distacco. «E’ stata una cosa straziante, una decisione della magistratura che i coniugi Anghileri hanno accettato con grande dignità. Personalmente mi sono sentito molto toccato da questa vicenda», aggiunge Luciano Bova che precisa: «Da quanto so il Tribunale permetterà che possano fargli visita per non rescindere un legame così forte».

Abbiamo cercato di parlare con la coppia, ma la signora Cabie M’ Goguje, provata dalla malattia e dal distacco dal piccolo, ha declinato l’invito con un laconico: «No, no, grazie!».

I guai dell’agente di polizia locale potrebbero non essere finiti. Adesso a bussare alla sua porta è il Comune di Galbiate. Anghileri, durante il 2015 aveva chiesto gli assegni famigliari e il permesso di assentarsi dal lavoro per Tal- lattamento, quindi gli amministratori galbiatesi si sono rivolti allo studio legale Brambilla e Maestroni di Bergamo per avviare una causa e ottenere il risarcimento per il danno patrimoniale subito e per il disservizio creato. Potrebbe essere l’anticamera anche di un procedimento disciplinare. L’Amministrazione comunale – che potrebbe rivolgersi pure alla Corte dei Conti – richiederà gli atti del patteggiamento al Tribunale di Lecco. «Nei prossimi giorni sentiremo il nostro legale – conferma il sindaco Benedetto Negri – Certamente faremo i nostri passi, ma fino a quando non avremo parlato con l’avvocato preferisco evitare dichiarazioni».