Nepal. I fantasmi del dopo terremoto: 237 bambini scomparsi nel nulla

tw-nepal-venÈ una tragedia senza fine quella del Nepal. Dopo i due terremoti che hanno sconvolto il Paese il 25 aprile e il 12 maggio, provocando la morte di 8.800 persone e il ferimento di altre 21mila, c’è ora un altro spettro che si presenta con tutta la sua drammaticità nei distretti più colpiti dal sisma. Quello dei tanti bambini e adolescenti che rischiano di diventare facili prede dei mercanti di esseri umani, veri “professionisti” del traffico di minori che viene alimentato ogni anno in particolare verso la confinante India. Al momento, secondo l’Autorità governativa per il benessere dei minori, mancherebbero all’appello 237 bambini.

Due i fattori che fanno temere il peggio per la sorte di migliaia di bambini nepalesi. Innanzitutto il peggioramento delle condizioni di vita in seguito al terremoto. In meno di 2 mesi, i cittadini classificati come poveri sono passati da 700mila a 8 milioni. Una situazione che agevola i trafficanti nel loro tentativo di convincere i genitori ad affidare i propri figli a istituzioni presentate come sicure, promettendo istruzione, cibo e un futuro migliore. In realtà, molti di questi bambini potrebbero andare incontro a sfruttamento e abusi tremendi.

Vi è poi la chiusura delle scuole, in buona parte crollate, decisa nel caos post-sisma. A cui è seguita una riapertura solo parziale, il 31 maggio. Fatto sta che, attualmente, buona parte del milione di studenti nepalesi terremotati si trova a vivere lontano dalle proprie famiglie o sola nei campi profughi. Il rischio è che molti di essi siano inviati negli orfanotrofi, togliendoli ai parenti ed esponendoli così a ulteriori pericoli. Attualmente i minori non accompagnati vengono collocati quasi automaticamente nelle strutture di accoglienza, senza che siano condotte ricerche per individuare eventuali familiari idonei a prendersi cura di loro. Tutto questo per poter lucrare sui contributi governativi che vengono concessi in base al numero di minori ospitati. In questo quadro, il terremoto non ha fatto che aggravare una situazione che, già prima del 25 aprile, vedeva l’80% dei circa 15mila bambini ospitati in strutture di accoglienza con almeno un genitore, il quale però era costretto a mandarli nei centri per non vederli morire di fame.

A poco sembra essere valso, quindi, il provvedimento con cui le autorità hanno proibito l’uscita dal distretto di origine ai minori di 16 anni se non accompagnati da un genitore o un adulto autorizzato dai servizi sociali locali. In pochi giorni, infatti, a metà giugno, la polizia ha fermato 195 bambini privi della necessaria autorizzazione.

Anche nell’ottica di prevenire questo fenomeno si pone l’intervento di Amici dei Bambini in Nepal. Con la sua campagna di Sostegno a Distanza attivata all’indomani del terremoto del 25 aprile, Ai.Bi. si propone di sostenere l’accoglienza interfamiliare e l’assistenza educativa, alimentare, sanitaria, ludica e abitativa alle tante famiglie che hanno perso tutto. Una via sicura per garantire condizioni di vita dignitose a centinaia di piccoli nepalesi che, continuando a  poter contare su un contesto familiare, non rischiano di trovarsi soli e quindi divenire facili prede dei trafficanti.

 

Fonte: Avvenire