Nepal. Sale ancora il numero delle vittime: 7.200. E davanti al rischio epidemie è sempre più urgente sostenere l’accoglienza interfamiliare

IMG_2346È una tragedia senza fine quella che ha colpito il Nepal. Secondo le autorità locali, il bilancio delle vittime del sisma che il 25 aprile ha sconvolto il Paese asiatico sarebbe salito a 7.200* morti e 13.827 feriti. Ma si tratta purtroppo di un bollettino destinato ad aggravarsi ulteriormente. Molti villaggi di montagna, nelle zone più isolate del Paese, non sono stati ancora raggiunti dai soccorsi.

Il terremoto ha devastato interi centri abitati e stravolto la stessa fisionomia della capitale Kathmandu. Le case andate completamente distrutte sarebbero 148.329 e altre 136.582, stando ai primi rilievi effettuati, avrebbero subito gravi danni e non sarebbero più agibili.

Pertanto, oltre alle migliaia di vittime, c’è ora un’altra grave emergenza da fronteggiare: quella dei tanti superstiti rimasti senza casa. Alloggiati in tendopoli di fortuna, i nepalesi colpiti dal sisma si trovano a dover sopportare fame e mancanza di vestiti, servizi igienici, acqua e altri beni di prima necessità. Fulvia Clerici, cooperante di Amici dei Bambini a Kathmandu, descrive così la situazione nella capitale: “Si è fermato tutto. La gente si riversa per strada disperata. Non c’è elettricità, acqua, posti sicuri dove dormire. Si dorme per strada, nelle tende o in luoghi aperti. Le comunicazioni sono inesistenti e abbiamo grosse difficoltà a metterci in contatto anche al telefono”.

Nella comunità di Goldhunga, 12 chilometri a ovest della capitale, 60 case sono crollate durante il terremoto e nessuno è ancora arrivato a portare aiuti.Le maggiori vittime sono gli anziani e i bambini– racconta Silvia Cappelli, altra cooperante di Ai.Bi. in loco –. La gente continua a vivere nelle case pericolanti. C’è urgente bisogno di tende, pastiglie per depurare l’acqua e creare uno spazio dove far giocare i bambini, evitando che essi passino la giornata a girare da soli tra le macerie. Stiamo cercando anche per loro tende sul mercato locale, ma purtroppo sembra che non ci sia più nulla disponibile.

Una speranza di salvezza per la popolazione a cui il sisma ha tolto tutto è data dalla generosità dei loro connazionali e da quella internazionale. Molti nepalesi infatti sono disposti ad aprire le proprie porte alle famiglie rimaste senza casa. Ma si tratta pur sempre di gente spesso poverissima, che va aiutata in questa sua opera di solidarietà. Per questo Ai.Bi. ha lanciato “Un mondo, una famiglia”, l’iniziativa di accoglienza interfamiliare che permette ai donatori italiani di sostenere quelle famiglie nepalesi che decidono di ospitare per qualche tempo bambini rimasti soli, nuclei mamma-bambino o altre famiglie che non hanno più un tetto sulla propria testa.

Garantire loro un riparo, medicinali, acqua e servizi igienici è fondamentale e urgente, alla luce dell’imminente pericolo dello scoppio di un’epidemia. A Kathmandu, infatti, l’aria è diventata irrespirabile. La cremazione dei cadaveri procede rapidamente, ma rischia di interrompersi perché manca perfino la legna per le pire. E l’aeroporto è preso d’assalto da centinaia di persone che cercano di abbandonare il Paese.

Nel frattempo, si continua a scavare. E qualche “miracolo” ancora avviene. In questi giorni sono stati estratti vivi da sotto le macerie un neonato di 4 mesi, 2 donne e un 15enne, che sono riusciti a resistere per 4 o 5 giorni senza acqua né cibo sotto i resti dei loro edifici. L’ultimo caso reso noto è quello di una ragazza 24enne di un villaggio devastato dal sisma, non lontano dalla capitale, uscita illesa dal terremoto nonostante 128 ore passate sotto le macerie.

 

Ai.Bi. ha istituito uno speciale numero verde per tutti coloro che volessero effettuare donazioni a favore della popolazione colpita dal terremoto e per sostenere l’accoglienza interfamiliare: 800 224455. Per saperne di più, visita la pagina dedicata

Fonte: Leonardo.it News

* dato aggiornato il 3 maggio alle ore 15