Nepal. “Si sveglia di notte e si mette a giocare”: a Narayanhiti Durbar i bambini dimenticano le paure e giocano in ‘Spazi sicuri’

spazio sicuroIl gioco per i bambini non è solo un momento divertente ma un vero e proprio mezzo per imparare a comunicare con gli altri, esprimere i sentimenti e sviluppare abilità nel risolvere situazioni problematiche. Il gioco fornisce ai bambini una distanza psicologica sicura dai loro problemi e consente l’espressione di pensieri e sentimenti appropriati al loro sviluppo.

Insomma il gioco svolge un vero e proprio potere terapeutico di cui Ai.Bi., Amici dei Bambini, è pienamente consapevole. Ecco perché  nella varietà di interventi avviati in Nepal, a seguito dei terremoti del 25 aprile e del 12 luglio,  la componente ludica è stata sempre tenuta in grande considerazione come modus operandi per aiutare i bambini a superare la delicata fase post emergenza.

Perché a loro non servono solo tende, kit sanitari e cibo, ma anche e soprattutto spazi sicuri dove poter essere bambini, giocare in maniera spensierata, lontani da pericoli e da presenze minacciose di persone male intenzionate.

Spazi dove possono “dimenticare” paure e mettere da parte le ansie e gli incubi legati ai ricordi delle scosse.  Spazi come quello realizzato  da Ai.Bi. nel campo di Narayanhiti Durbar: uno spazio sicuro di cui  usufruiscono 20 bambini (di età oscillante dai 2 agli 8 anni) di cui 8 orfani.  Un progetto avviato con la collaborazione del partner Divay Ankur.

Nel centro di emergenza prestano il loro servizio, operatori e volontari Ai.Bi. che si prendono cura dei bambini dal punto di vista nutrizionale (fornendo cibo) ed educativo (fornendo materiali e giocattoli).

“Fin da subito abbiamo visto un cambiamento dell’atteggiamento dei bambini – racconta Silvia, cooperante Ai.Bi. in Nepal – inizialmente molto chiusi, si sono liberati dalle angosce tramite il gioco. Uno di loro addirittura si sveglia di notte e si mette a giocare”.

Questi sono bambini che non hanno mai avuto giocattoli a loro disposizione. “E ora a averne alcuni a loro totale disposizione – continua Silvia – li rende felici estraniandoli da quella realtà di tristezza e desolazione nella quale sono immersi: ancora di più dallo scorso 25 aprile”.

Giocattoli dunque, altrettanto, se non più importanti dei soldi. “Tutti, anche i più scettici – precisa Silvia – nel centro si sono dovuti arrendere all’evidenza del miglioramento tangibile della condizione psicofisica dei bambini”.

Negli “spazi sicuri” i bambini oltre a giocare sono seguiti da educatori che offrono loro  “child’s post traumatic psycological support” (assistenza psicologica) necessaria per recuperare una “quotidianità” quanto più normale e spensierata possibile. Attività e supporto che vengono rese anche al centro Paanj a Kathamandu.

“Attraverso i vari approcci legati al gioco – conclude un educatore Ai.Bi. in Nepal – i bambini riescono non solo a superare le proprie difficoltà come la gestione dell’ira e il controllo degli impulsi, ma sono decisivi anche nel consolidare e sviluppare ulteriori abilità favorendo in molti casi anche il conseguimento di una crescita evolutiva ottimale”.

Per questo Ai.Bi. non andrà via da Kathmandu: rimane insieme ai più fragili in prima linea. Ma per farlo serve anche il tuo aiuto anche da “lontano”:  chiamando il numero verde per le donazioni 800224455 grazie alle quali si potranno avviare altri “spazi gioco” e supportare il progetto di accoglienza interfamiliare.  Visita la pagina dedicata alla campagna “Terremoto Nepal” e scopri come puoi essere d’aiuto ai bambini nepalesi.